Perché Pompei crolla

Un’agonia senza fine. Pompei continua a franare, muro dopo muro. In quarantotto ore si sono registrati tre crolli, dopo le piogge violente. Il procuratore di Torre Annunziata, Sandro Pennasilico, ha aperto un fascicolo per disastro colposo, mentre dall’Unesco è stata rilanciata una richiesta d’intervento al governo. «Sbrigatevi o viene giù tutto: subito un piano di interventi straordinari», ha spiegato il presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’ente, Giovanni Puglisi, chiedendo lavori che possano mettere in sicurezza l’intera area dal punto di vista geologico e geo-idrico. «Se questi terreni non hanno un drenaggio forte delle acque piovane, Pompei è destinata a crollare per intero», ha spiegato. Dopo il rimpallo di responsabilità avvenuto in passato, la politica tenta adesso di trovare soluzioni, di fronte a un’emergenza ormai cronica. Il neo ministro Dario Franceschini ha organizzato un vertice a Roma con i vertici della Sovrintendenza e non solo: «Nel nostro paese il problema si chiama dissesto idrogeologico. Colpisce anche i beni monumentali. A fianco del Grande Progetto occorre un’opera ordinaria», ha spiegato Franceschini. Sono proprio gli interventi di manutenzione ordinaria quelli che da sempre mancano, secondo la direttrice degli Scavi Grete Stefani.

Pompei, al via i lavori di restauro

I CROLLI CONTINUI A POMPEI – Gli ultimi crolli si sono registrati nelle ultime 48 ore. Prima sono volate alcune pietre dalle botteghe già puntellate al di sotto del Tempio di Venere, poi domenica ha ceduto il muretto di una tomba nella necropoli di Porta Nocera. Infine, nella notte tra domenica e lunedì si è sbriciolato un muro di due metri realizzato circa ottant’anni fa per proteggere una bottega nella via di Nola, dal costone di un’area non sottoposta a scavi. Una struttura che era già in condizioni precarie, tanto che alcune settimane fa i custodi avevano segnalato il rischio di possibili cedimenti. Non è bastato per evitare il nuovo crollo, dopo la perturbazione che ha colpito l’intero hinterland di Napoli.

Pompei, al via i lavori di restauro

 

Centocinque sono stati i milioni di euro stanziati dall’Unione Europea per interventi di restauro strutturale.  Un piano ribattezzato «Grande Progetto Pompei», ottenuto dopo il 6 novembre 2010 le immagini del cedimento della Domus dei Gladiatori avevano creato scalpore tra i media di tutto il mondo. Tra novembre e dicembre 2013 altri cinque erano stati cedimenti. Quella volta a sbriciolarsi erano stati un muro di una bottega di via Stabiana e una parte di un intonaco nella Casa della Fontana Piccola. Episodi simili si erano verificati nella domus numero 21, nella Casa del Torello di Bronzo e alle Terme Centrali, a causa delle precipitazioni abbondanti Un mese “nero”, quello di novembre, considerato come la stessa Schola Armatorum tre anni anni fa crollò in questo periodo. A finire sotto accusa in quel caso fu la gestione dell’ex ministro Massimo Bray, che via Twitter aveva però ricordato come i bandi per i lavori di messa in sicurezza fossero già partiti. Rispetto ai 105 milioni di fondi europei del Grande Progetto, finora però sono stati spesi soltanto 500 mila euro per il restauro della domus del Criptoportico, mentre altri nove milioni riguardano le opere avviate e altri 21 quelle appaltate, come ha ricordato Repubblica. C’è un limite di tempo per il completamento dei lavori. Bisognerà spendere tutto entro la fine del 2015. L’entrate del sito nella black list Unesco è stato evitato nello scorso dicembre con la consegna entro il termine previsto dal piano di gestione, ma non mancano le perplessità. A partire dalla nomina del soprintendente, dato che lo stesso archeologo Massimo Osanna – allora designato da Bray – sta ancora attendendo il parere dei giudici contabili della Corte dei Conti per potersi insediare. Il Sole 24 Ore ha spiegato come la sua candidatura fosse stata preferita a quella di tre dipendenti del Mibac: «Contro la sua nomina gioca la normativa sulla spending review nella pubblica amministrazione. Osanna è infatti un “esterno”», ha spiegato il quotidiano economico finanziario.

Pompei crolli 3

 

MANUTENZIONE ORDINARIA DIMENTICATA – Mentre si pensa ai lavori straordinari, tentando di risolvere le emergenze, viene di fatto dimenticata a Pompei la manutenzione ordinaria. Un problema rilevante, ma rinviato di continuo nel tempo. E causa, insieme al nodo del dissesto idrogeologico, all’incuria e alle cattive gestioni della politica, dei continui crolli. Dopo i nuovi cedimenti, è stato il senatore Peppe De Cristofaro di Sinistra Ecologia Libertà ad attaccare: «Dire che Pompei si sta sbriciolando a causa del maltempo è un’eresia. Si tratta piuttosto di un danno annunciato la cui colpa è semmai della burocrazia, della sciatteria e dell’incompetenza». Secondo il senatore le strutture murarie continuano a crollare «perché ancora non è stato effettuato alcun riassestamento idrogeologico del sito»: «Non sono stati aperti i cantieri necessari del cosiddetto Grande Progetto Pompei, l’iniziativa del governo Monti del 2012, né avviate le attività diagnostiche per mettere in sicurezza l’area archeologica», ha continuato. Si procede per piccoli interventi, che non bastano per mettere in sicurezza i capolavori di Pompei. Il Giornale, invece, ha ironizzato, attaccando il neo ministro, “reo” di aver tempo fa chiesto le dimissioni di Sandro Bondi dal dicastero al Mibac: «Si è sbriciolato anche il buon senso. Ancora due cedimenti, ma stavolta danno la colpa alla pioggia e non al governo. Anche perché chi chiedeva le dimissioni del ministro di ieri è il ministro di oggi», si legge.

RESPONSABILITÀ CONDIVISE – Nonostante non fosse stato esente da responsabilità, l’ex ministro Bondi non fu certo l’unico responsabile di una situazione che va avanti da tempo, con l’Italia incapace di valorizzare e curare il proprio patrimonio artistico. Lo scorso anno, l’ex ministro si era lamentato, ricordando come la situazione non fosse cambiata, rispetto a quando fu respinta – durante l’ultimo governo Berlusconi – una mozione di sfiducia personale nei suoi confronti, dopo i crolli della fine del 2010:

«Constato con amarezza che a Pompei continuano a cadere pezzi di manufatti storici e di vecchi restauri. Spero che a nessun altro ministro d’ora in poi siano addebitate delle responsabilità, oltretutto con la violenza che è stata orchestrata e riservata contro di me, a causa di avvenimenti le cui cause e responsabilità hanno una storia lunga e complessa», aveva replicato, ricordando la mozione di sfiducia ai suoi danni, poi bocciata dal voto dell’aula.

Anche con Lorenzo Ornaghi ministro, durante la parentesi del governo tecnico di Mario Monti, la situazione per Pompei non era cambiata. Alcuni mesi fa era stato invece il Codacons a denunciare: «Alla magistratura contabile abbiamo chiesto di aprire una indagine al fine di verificare eventuali illeciti o utilizzi impropri del denaro pubblico legati al sito archeologico, che configurerebbero un evidente danno erariale per la collettività. Qualora Pompei dovesse uscire dai siti considerati “patrimonio dell’umanità”, chiederemo che i responsabili di tale sfacelo rispondano con i propri beni personale per i danni arrecati al paese». Poi il rischio di finire nella blacklist venne allontanato, seppur in extremis. L’avvio dei lavori e l’utilizzo dell’intero ammontare dei fondi comunitari rischia di non bastare per salvare un sito, più volte eletto a parole come «simbolo della rinascita», ma rimasto tra le pagine della cronaca quotidiana soltanto per i continui cedimenti.  Per gli addetti ai lavori resta essenziale la manutenzione quotidiana.

IL «GRANDE PROGETTO POMPEI» – Sul sito del ministero dei Beni Culturali, sono descritte le linee fondamentali del «Grande Progetto Pompei», al quale sono vincolati i 105 milioni di euro, tra fondi Fesr e nazionali. L’obiettivo resta quello di riqualificare il sito archeologico entro il mese di dicembre 2015. Tra gli interventi mirati sono previsti la riduzione del rischio idrogeologico, attraverso la messa in sicurezza dei terrapieni non scavati, lavori di manutenzione e adeguamento sulle insulae; il consolidamento e il restauro di murature e superfici decorate. Il ministero intende poi aumentare le aree visitabili dai turisti, proteggendo gli edifici dalle intemperie e potenziando allo stesso tempi i sistemi di videosorveglianza. Negli scorsi mesi era stato lanciato anche un concorso internazionale (“99 ideas. Call for Pompei“), indetto da Invitalia e promosso dal Ministro per la Coesione territoriale con la collaborazione del MiBAC. Ben 97 erano state le proposte presentate, anche dall’estero, per la valorizzazione ed la conservazione creativa del sito archeologico di Pompei. Cinque erano state quelle vincitrici, chiamate a contribuire al progetto di riqualificazione, tra utilizzo di infrarossi per far risaltare i lati nascosti del sito, la realizzazione di un festival di archeologia, concorsi di design, parchi floreali e marketing interattivo. Progetti e lavori di riqualificazione restano poi oggetto di monitoraggio da parte della Direzione investigativa antimafia: negli scorsi mesi non sono mancate le ispezioni della Dia nei cantieri dell’area archeologica, per il timore di condizionamenti della criminalità organizzata. Di fronte a risorse per 105 milioni di euro, il pericolo della “longa manus” della camorra per i magistrati non può essere sottovalutata.

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