La febbre dell’oro ritorna in Australia

16/08/2011 di Dario Ferri

Gente comune che molla il lavoro per cercare fortuna. E i mercati dicono che è la scelta giusta

Come Zio Paperone ai bei tempi del Klondyke. Il New York Times racconta una serie di storie di nuova emigrazione verso l’Australia, di persone che vanno a fare i cercatori d’oro.

DALLE STELLE ALLE PEPITE – Il NYT narra prima la storia di Marco Nero, che progettava effetti speciali per il cinema guadagnando un milione di dollari l’anno e a un certo punto ha deciso di mollare famiglia e interessi in Usa per trasferirsi in Australia, ammalatosi della famosa “febbre dell’oro”. Durante un viaggio in Australia, mi è capitato di entrare in un negozio e fermarmi a parlare con il signore che era dietro il bancone, e lui mi ha mostrato un pepita d’oro di due once che aveva trovato. E’ a quel punto che è scoppiata”, dice. D’altronde i mercati mondiali sembrano dargli ragione:  la scorsa settimanal’oro ha raggiunto un livello nominale di prezzo pari a 1.813 dollari l’oncia dopo una costante  salita triennale. I prezzi dell’oro sono in crescita del 23% dall’inizio di quest’anno. Di conseguenza, sempre più persone stanno mollandoun posto di lavoro redditizio nelle città in Australia per una possibilità di ricchezza e veloce avventura offerti dal vecchio mestiere di cercatore d’oro.

L’AUSTRALIA E L’ORO – L’Australia è il secondo più grande produttore di oro al mondo dopo la Cina. Le miniere ne hanno prodotte 266 tonnellate per un controvalore di 12 miliardi di dollari australiani (12.420 milioni dollari) nel solo 2010. In confronto, gli Stati Uniti ne producono 240 tonnellate nel 2010.  L’afflusso di cercatori forestieri è stata una manna per i piccoli imprenditori, molti dei quali sono caduti in disgrazia negli ultimi anni.  Prendiamo, per esempio, il piccolo borgo nell’entroterra di Mudgee, circa 170 km a nord ovest di Sydney. Nel 1851 aveva una popolazione di appena 200 persone, poi sono arrivati a 20mila  dopo la scoperta dell’oro in una località vicina, che è stata epicentro della corsa all’oro per la prima volta nella storia del New South Wales.

SI RICOMINCIA – E adesso la corsa è ricominciata. Lentamente ma inesorabilmente, dice Kim Ellis, 47. Lei e il suo partner, Lincoln Parsons, sono i proprietari dei Nuggets From Down Under, un negozio per i cercatori in Mudgee. La signora Ellis dice che ha visto nuovi arrivi nel suo negozio negli ultimi sei mesi, che nei cinque anni precedenti – e questo senza contare l’enorme numero di cercatori del fine settimana e hobbisti.  “I prezzi dell’oro sono in aumento, ed è crescente anche l’interesse per l’oro a causa del valore monetario: quattro persone di mia conoscenza negli ultimi tempi hanno mollato lavori sicuri per affidarsi alla fortuna.

COME SI CERCA – C’è chi si presenta con un look old style e si mette a setacciare i ruscelli alla ricerca di piccole pepite nelle zone meno profonde. Ma arrivano anche i più professionali, attrezzati con gioielli dell’alta tecnologia come i metal detector GPX Minelab 4800 – che costano circa seimila dollari – per andare a caccia direttamente nell’entroterra. La crisi finanziaria globale e l’aumento generalizzato dei prezzi delle materie prime – petrolio e alimentari, in particolare – sono i principali fattori che puntellano i prezzi dell’oro, dicono gli analisti. Recentemente, la controversia negli Stati Uniti sul deficit e il declassamento del rating del debito da parte di Standard & Poor hanno indotto l’ennesimo aumento del prezzo dell’oro in quanto gli investitori hanno cercato un un bene-rifugio tradizionale.

I GIOVANI DI CORSA – E quello che colpisce gli esperti oggi è l’età anagrafica dei nuovi cercatori. La corsa all’oro è stato considerato tradizionalmente un hobby degli anziani, ma oggi molti di coloro che si spostano verso il paese sono ben al di sotto dell’età pensionabile. E anche gli analisti di HSBC dicono di non essere sorpresi di sentire che la gente comune in Australia molla il lavoro per fare il cercatore: è un fenomeno che ha visto in tutto il mondo: “Anzi, quasi quasi ci faccio un pensierino anch’io”, dice uno.

Share this article