Europarlamento, i No Euro saranno la sorpresa delle elezioni?

02/03/2014 di Andrea Mollica

Mancano poco meno di tre mesi alle elezioni europee. Il 25 maggio 380 milioni di cittadini dei paesi membri potranno votare i loro nuovi rappresentanti all’assemblea di Strasburgo. Le elezioni per l’Europarlamento decideranno anche chi sarà il nuovo presidente della Commissione, anche se in questo momento l’aspetto più rilevante appare lo sbarco in massa delle forze che si contrappongono all’UE.

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ELEZIONI EUROPEE – Il 25 maggio si svolgeranno le ottave elezioni del Parlamento europeo. Per la prima volta nella storia i 380 milioni di cittadini UE potranno scegliere il loro candidato alla presidenza della Commissione, che sarà indicato nella lista della maggior parte dei partiti nazionali. La guida dell’organismo di governo dell’Unione Europea sarà poi decisa dal Consiglio Europeo, l’organismo che raggruppa i capi di stato e di governo dei 28 paesi membri. L’indicazione del candidato alla presidenza è però una svolta che renderà più importante l’esito finale delle consultazioni, in particolar modo stabilire quale sarà il gruppo che riuscirà ad ottenere il maggior numero di seggi. In questo momento c’è grande incertezza. Dopo due turni elettorali vinti piuttosto nettamente dai conservatori del Ppe, al momento le rilevazioni effettuate da PollWatch2014 e dalla stessa Commissione UE, i cui risultati sono stati anticipati dal settimanale Der Spiegel, registrano una situazione di grande equilibrio. Grazie all’esplosione dei no euro, i partiti maggioritariamente di destra che si schierano contro l’Unione Europea, la moneta unica così come l’immigrazione, i socialisti potrebbero raggiungere e anche superare il Ppe. Una parte dell’elettorato di destra è infatti sedotto dai toni ostili a Bruxelles che provengono dalla parte più radicale del fronte conservatore europeo. Visto il possibile boom delle forze no euro, la stessa maggioranza funzionale dell’Europarlamento è di conseguenza in pericolo. Fino ad ora i socialisti e i popolari hanno governato assieme, appoggiandosi alle forze liberali o più conservatrici oppure ai partiti progressisti per introdurre legislazioni su cui c’erano punti di attrito tra le due maggiori forze dell’Europarlamento.

NUMERI EUROPEI – PollWatch2014, una stima elaborata da VoteWatch Europe, in collaborazione con Burson-Marsteller/Europe Decides, ha rilevato una situazione di grande equilibrio in vista delle prossime europee. La previsione è stata effettuata basandosi sui sondaggi nazionali, parametrati in base alla seria storica della passate elezioni, e sulle specifiche rilevazioni sulle intenzioni di voto per l’Europarlamento. Un metodo piuttosto efficace nel 2009, visto che fu capace di assegnare con correttezza 720 dei 736 seggi in lizza per gruppo, e 660 dei mandati a livello nazionale. In questo momento questa stima rileva in testa il gruppo dei Socialisti e dei Democratici, con 217 seggi complessivi, con un significativo aumento di una quarantina di mandati rispetto al disastroso esito delle europee di cinque anni fa. Un’avanzata costruita secondo questa stima grazie ad un forte progresso socialdemocratico nel Regno Unito, in Polonia e nell’Est europeo. Per l’Italia VoteWatch Europe prevede invece una sostanziale tenuta del PD, quindi una previsione di un risultato sicuramente più deludente rispetto alle attuali intenzioni di voto.  Il Partito Popolare europeo potrebbe subire un pesante passo indietro secondo le attuali stime elaborate da VoteWatchEurope. Rispetto agli oltrr 270 mandati conquistati cinque anni, la lista che raggruppa le formazioni moderate e  conservatrici dell’UE, prevalentemente ma non solo di ispirazione cristiana, raccoglierebbe poco più di 200 seggi. Una contrazione molto rilevante, causata da risultati negativi nei maggiori paesi come Germania, Italia, Polonia, più flessioni divise piuttosto uniformemente tra i vari paesi membri. In Germania il calo sarà causato dalla nuova legge elettorale per l’Europarlamento, che prevede l’assenza di soglie di sbarramento, così che numerosi sessi saranno assegnati a forze che prima non avrebbero mai passato il 5%. In Italia invece il Ppe paga la scissione del Pdl e il calo del campo berlusconiano. Il 35% raggiunto cinque anni fa è un risultato non replicabile dalle varie formazioni che fanno riferimento ora al popolarismo europeo, Forza Italia inclusa.

 

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Geert Wilders, Marine le Pen

DESTRA NO EURO – Per PollWatch2014 ci sarà di conseguenza una significativa riduzione delle tre forze che tradizionalmente dominano l’Europarlamento, i popolari, i socialisti e i liberaldemocratici. Questi gruppi, che nell’attuale Assemblea di Strasburgo controllano il 72% dei seggi, ora scenderebbero al 64%. Il calo colpisce sia il Ppe che l’Alde, che secondo questa previsione subisce una significativa contrazione della propria rappresentanza. I liberali infatti passerebbero da 85 seggi a soli 70,venendo sorpassati dal gruppo dei Non Iscritti, che avrebbero ben 92 mandati. Questa formazione, paragonabile al nostro gruppo misto, ospita tutte le formazioni che non fanno parte di un gruppo politico dell’Europarlamento, e vedrà un probabile dominio della destra no euro. Oltre a loro, anche il MoVimento 5 Stelle siederà probabilmente tra i Non Iscritti, vista l’impossibilità di creare un gruppo autonomo con formazioni di simile ispirazione politica.  Secondo questa elaborazione le formazioni populiste anti moneta unica ed anti immigrazione potrebbero avere la possibilità di formare un raggruppamento unico. Per formare un gruppo all’Europarlamento bisogna avere conquistato 25 seggi in almeno sette paesi membri. Se lo volessero, Front National, Pvv olandese, liberali austriaci, Lega Nord, Veri Finlandesi,  i Democratici svedesi  ed i fiamminghi di Vlaams Belang potrebbero costruire un gruppo politico con almeno una quarantina di seggi, tendente verso il cinquanta, raccogliendo l’appoggio di un’altra formazione euroscettica. Un risultato notevole, che darebbe alle formazioni anti euro di estrema destra una forza vicina a quella dei partiti conservatori, guidati dai Tory britannici, oppure simile a quella di Verdi e forze di sinistra radicale. La formazione di un nuovo gruppo non è però scontata, viste le divisioni che separano queste forze, come mostra il rifiuto impartito dallo Ukip britannico ad una collaborazione con il Front National.

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QUALE STRATEGIA  EUROPEA – Le forze minori dell’Europarlamento saranno i liberaldemocratici dell’Alde, la sinistra radicale, i Verdi, i Conservatori, e il gruppo euroscettico di Europa per della Libertà e della Democrazia, dove attualmente si trova la Lega Nord insieme allo Ukip, i Popolari danesi e gli stessi Veri Finlandesi, forze che potrebbero spostarsi con il nuovo gruppo proposto dalla Le Pen e da Wilders. Se la competizione per la guida della Commissione e  dell’Europarlamento rimarrà confinata tra popolari e socialisti, la maggior parte di questi gruppi minori presenterà un proprio candidato alla presidenza dell’organismo di governo dell’UE. Le strategie in questo caso sono piuttosto diverse. I liberali candidato Guy Verhofstadt, ma per l’ex primo ministro belga non sembra che ci possa essere molto di più di una conferma alla guida del gruppo. L’Alde candida inoltre il commissario all’Economia Olli Rehn ad una “Senior Eu Position”, che potrebbe tradursi nella guida dell’Eurogruppo. Finora questo incarico è stato svolto da un ministro delle Finanze di un paese dell’unione monetaria, ma ci potrebbe essere una novità. Il candidato della Sinistra europea Alexis Tsipras invece mira a rafforzare le forze esangui del neo  o post comunismo continentale, anche se punta in realtà al rafforzamento del suo ruolo in patria. I Verdi hanno indicato il contadino francese Josè Bovè, simbolo della lotta no global del decennio scorso, e l’europarlamentare  tedesca Ska Keller. Anche in questo caso si tratta di candidature poco più che simboliche, visto che per gli ecologisti sarà difficile riconfermare il buon risultato del 2009, quando arrivarono a 58 mandati, il 7,6% dell’assemblea di Strasburgo. I conservatori europei invece non presenteranno alcun candidato comune per la presidenza della Commissione europea, contestando questa scelta degli altri partiti.

An overhead view shows the plenary sessi

TESTA A TESTA – Secondo un sondaggio interno elaborato dalla stessa Commissione europea e riportata dal settimanale tedesco Der Spiegel invece ci sarebbe una situazione di estremo equilibrio tra le due principali formazioni dell’assemblea di Strasburgo. I popolari avrebbero al momento il 29,4% dei consensi all’interno dei 28 paesi membri, i socialisti sarebbero ad un passo con il 28,8%. Una situazione che in seggi si tradurrebbe in un testa a testa emozionante per la formazione del gruppo politico più numeroso dell’Europarlamento: 221 seggi per il Ppe, 216 invece per il Pse. I popolari candideranno molto probabilmente per la guida della Commissione Ue l’ex mister Euro ed ex premier del Lussemburgo Jean-Claude Juncker. I socialisti invece hanno scelto il tedesco Martin Schulz, attuale presidente dell’Europarlamento.  Le chance dell’esponente del Spd sono piuttosto buone, ed il centrosinistra continentale , dopo la presidenza di Romano Prodi, potrebbe conquistare la guida della Commissione dopo dieci anni di dominio conservatore. La parola finale spetterà però al Consiglio dell’Unione Europa, l’organismo che raggruppa i capi di governo e di stato dei 28 paesi membri . In questo consesso i popolari ed i socialisti possono contare su undici primi ministri a testa, e di conseguenza il grande equilibrio che si profila nel voto degli europei dovrà trovare una composizione anche nella scelta dell’organismo che raggruppa i capi di stato e di governo dell’UE.  Rapporti di forza così simili però sono frutto  di reciproche debolezze, visto che in questi cinque anni i popolari hanno perso posizioni, ed i socialisti sono riusciti a formare governi grazie a coalizione composite, come avvenuto per esempio in Italia, che certo non hanno permesso svolte progressiste significative. Una simile prospettiva vale anche per l’eventuale conquista della Commissione UE da parte di Martin Schulz.

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