Il MoVimento 5 Stelle e la bufala dell’abbandono dei dissidenti per soldi

«Finalmente zavorra che va via, gente che non c’entra nulla con il M5S, persone che da questo momento diventeranno parassiti, poiché se avessero un minimo di dignità dovrebbero dimettersi, non cambiare gruppo!». A scriverlo su Facebook è il deputato Gianluca Vacca. Sotto sottoscrivono i fedelissimi Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Carlo Sibilia, Daniele Del Grosso, Sergio Battelli, Simone Valente, Andrea Colletti e Luigi Gallo. Soldi, soldi ,soldi. Tra i motivi avanzati dall’ala dura del MoVimento 5 Stelle a Madama e Montecitorio ci sono sempre loro: diarie e rendicontazioni. Gli addii per molti son causati da questo: tenersi tutto il malloppo. Così i ciao ciao vengono accompagnati da cifre che “gonfieranno” chi passerà al misto. Cinguettii al veleno. L’attacco segue la linea dei 20 mila euro denunciati dal Semplice Portavoce mentre decretava l’espulsione dei quattro senatori dissidenti sul portale.

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PASDARAN VS. ESPULSI – Ebbene, chi abbandona è tirchio? Proviamo a capire un po’. Abbiamo già parlato di spese strane e vitti un po’ alti dentro gli eletti a Roma. Mettendo a confronto però le restituzioni le cifre delle rendicontazioni di Ottobre le somme paiono abbastanza livellate. A ottobre Battista ha restituito 2.137,48 euro, Bocchino 1.987,48 €, Campanella 2.411,98 euro e Orellana 1.806,32 euro. I rimborsi? 1.069,59 per Orellana, zero Campanella e Bocchino, 841,80 euro Battista. La cifra zero però non vale solo per i fuoriusciti. Anche Di Maio ha restituito zero rimborsi ad ottobre mentre per le indennità ha restituito 1.983,13 euro (meno comunque rispetto all’indennità di Campanella per esempio). Altra cosa Di Battista, che ha restituito rimborsi per 2.360,09 euro e indennità per 1.983,88 euro. Sibilia ridà indietro 1.978,88 euro di indennità e 1.944,08 euro di rimborsi. Sergio Battelli, altro firmatario del post, ha restituito 3.388,73 euro totali, mentre Di Stefano restituisce 2.250,75 euro di indennità. Quest’ ultimo se la prende con l’ormai ex collega Tacconi, che ad ottobre ha comunque restituito 1.983,88 euro. Perché? Perché reo di aver messo sotto la voce “altro” 4 mila euro.

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VOGLIONO TENERSI I K – Chi vuole lasciare il Senato si vuole tenere tutti i soldi? Non proprio. Per ottobre Mussini ha restituito ad ottobre 2.552,99 euro, 3.994,13 euro Monica Casaletto, Bencini 3.009,76 euro, Romani 1.786,62 euro. Ortodossi come Vito Crimi viaggiano su 2.895,39 euro, Fraccaro 2.281,15 euro. Si oscilla tra i 4 mila e i 2 mila. C’è anche chi per ottobre non supera i duemila restituiti: è il caso dell’ortodosso Martelli con 1.582,24 euro. Quest’ultimo spende di alloggio/spese iniziali 8.700,00 euro. Saranno forse i cambi casa. C’è chi gonfia nelle rendicontazioni il settore altro, chi spende oltre 400 euro di taxi (e puntalizza con Catalano come è successo con la Di Benedetto), chi sembra invece mangiare oltre i mille euro mensili (come segnalano i 1175 euro di vitto della senatrice Taverna). Nicola Bianchi, che sul suo blog si definisce ironicamente talebano dissidente, ha restituito 1.944,20 euro. Insomma duri o dialoganti la rendicontazione non sempre fa la differenza. Le cifre che comunque rende un pentastellato ad Ottobre oscillano con una media di 2 mila euro circa al mese.

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LA CHIAREZZA DI LAURA – Laura Bignami, altra senatrice che ha presentato le dimissioni, è più precisa. A ottobre ha restituito 1.627,86 euro. Sulla voce “rimborsi da rendicontare per un totale di” linka i dettagli delle restituzioni e posta una lettera, commentando così:

Laura ha donato in questa occasione la riduzione della propria indennità al fondo di garanzia per le Piccole Medie Imprese per la cifra di 8.139€, come potete vedere dal bonifico allegato. Poichè, inoltre, i primi mesi, non ha superato la quota minima di spesa per il mandato (non avendo ancora la collaboratrice), non ha incassato per altri 3 mesi la cifra di 2.090€, come potrete vedere dai rendiconti, per un corrispettivo di altri 6.270€. Per meglio comprendere la questione dei 2.090€ e dei collaboratori (parenti, affini e conviventi) potete leggere il regolamento del Senato qui linkato vigilato dal questore, responsabile della sua applicazione. Complessivamente, fino ad oggi, Laura non ha “tenuto” in tasca oltre 20.000€. Ripetiamo ancora per non dimenticare la vera questione: il Movimento rifiuta i finanziamenti pubblici, come chiesto dai cittadini con un referendum quasi 20 anni fa, referendum eluso dai partiti con l’invenzione IPOCRITA dei rimborsi elettorali. La politica si può fare certamente con meno soldi, anche se non senza. Il benessere è un diritto di tutti.

e ancora…

Laura ha un suo conto corrente dedicato solo al mandato parlamentare, in modo da non avere problemi al termine. Restituirà allo Stato (Enti, Onlus, etc) la parte della riduzione dello stipendio e donerà a qualche associazione la parte avanzata della Diaria. La nostra opinione relativamente al rimborso della Diara non utilizzata è che, una volta per tutte, sarebbe meglio tenerla decidendo per una sua riduzione a seconda della residenza dell’eletto oppure ridurla per tutti (es. 50%), ma farla finita con sta storia degli scontrini (che comunque raccoglie e conserva in attesa di un metodo di controllo condiviso, anche se fa perdere ore inutili). Il concetto della Diaria è proprio questo, quello di evitare raccolte di scontrini, altrimenti si chiamerebbe rimborso piè-di-lista.

Ma sopratutto la senatrice chiede anche questo: «Laura vorrebbe che anche i collaboratori personali e i collaboratori del gruppo comunicazione rendicontassero allo stesso modo, essendo pagati anch’essi (fino alla 14-esima) con i contributi pubblici del gruppo parlamentare». Anche se non si tratta di militanti per la concezione di molti pentastellati si tratta comunque di soldi “dei cittadini”. Se il Parlamento accetterà le sue dimissioni Bignami se ne andrà via, lasciando il posto a chi, nel MoVimento, ha preso più voti dopo di lei. «In nome della democrazia, ho presentato le mie dimissioni da parlamentare. Torno alla mia meravigliosa vita di prima senza nessun rimpianto. Vi voglio bene», avrebbe scritto la senatrice bustocca ai suoi militanti. Su facebook il fedelissimo Alessandro Di Battista, che indica 440 euro (nello stipendio netto) sotto la voce corso di lingua, invece sentenzia: «Non credo che tutti quanti abbiano compreso il livello di scontro che esiste oggi tra cittadini martoriati dalla partitocrazia, lavoratori strangolati dal fisco, studenti senza speranze, disoccupati, imprenditori asfissiati e il ‘sistema’. Non credo che tutti l’abbiano compreso. Non l’hanno compreso coloro che per 30 denari lasciano il MoVimento, non l’hanno compreso alcuni giornalisti (parlo di quelli liberi, non dei prezzolati, i pennivendoli l’hanno capito eccome) e non l’hanno capito tanti attivisti più preoccupati per ‘quello che esce fuori’ rispetto a quel che è giusto». Sarà colpa del cambio casa, saranno i troppi scioperi dei mezzi a Roma, saranno i carelli della spesa troppo cari. Ma la causa degli abbandoni nel MoVimento sono quindi solo una questione di soldi?

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