Alessio Tacconi: le dimissioni dal Movimento 5 Stelle con una mail al vetriolo

«Caro Federico, ti comunico di lasciare da oggi il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle». È con questo breve messaggio inviato via mail che il deputato dissidente Alessio Tacconi ha annunciato e confermato al portavoce del capogruppo della Camera Federico D’Inca l’intenzione di abbandonare la pattuglia dei grillini. L’onorevole già ieri, nel giorno delle votazioni per l’espulsione dal partito dei senatori Luis Orellana, Fabrizio Bocchino, Lorenzo Battista e Francesco Campanella, aveva avvertito ampiamente parlando alla stampa della sua volontà di lasciare il Movimento 5 Stelle, in dissenso con la linea dura di Beppe Grillo. Ora arriva la conferma. Uno screenshot della mail è stata postata dallo stesso Tacconi stamane su Twitter:

 

 

 

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IL PRIMO ANNUNCIO – Tacconi, 36 anni, di professione consulente gestionale, eletto alle scorse elezioni politiche per il Movimento 5 Stelle nella circoscrizione Estero e componente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera, ieri aveva annunciato ieri l’addio al gruppo partito di Grillo nel corso della trasmissione radiofonica La Zanzara. «Esco dal gruppo M5S e con me ci sono altri 5 deputati», aveva affermato il deputato a Radio 24. «Con questo voto si è dimostrato che non è possibile andare contro il parere di Casaleggio e Grillo. Nel movimento comandano solo loro, di fatto sono il braccio e la mente». Tra l’altro anche il giorno prima, nel corso della turbolenta assemblea dei parlamentari grillini del 25 febbraio in cui si discuteva dell’opportunità di indire un referendum tra i militanti M5S per espellere i quattro senatori dissidenti, Tacconi aveva manifestato il suo disappunto e la solidarietà con i colleghi finiti sotto accusa solo per aver criticato Grillo: «Se dovete votare sull’espulsione considerate anche il mio nome», aveva detto a deputati e senatori.

LA RISPOSTA A DI MAIO SUI SOLDI SPESI – La mail di Tacconi al capogruppo grillino alla Camera è anche occasione per rispondere al vicepresidente dell’assemblea di Montecitorio Luigi Di Maio, altro rappresentante del Movimento 5 Stelle, che ieri su Facebook ha insinuato che la decisione di lasciare il partito fosse legata al fatto che Federico D’Incà avesse chiesto conto di 7mila euro «di ‘varie’ non rendicontati e mai restituiti». «Riguardo al post pubblicato ieri sera su Facebook da Luigi Di Maio su di me, ti pregherei – ha scritto Tacconi – di procedere ad una smentita visto che si tratta di un vergognoso insieme di inesattezze e falsità. Infatti, come ben ricorderai, ieri io e te non abbiamo avuto modo di parlarci nè tantomeno ho mai ricevuto da te una richiesta di restituzione di qualsivoglia somma di denaro indebitamente trattenuta. Come sai ho sempre rendicontato e restituito quanto dovuto, tanto che mai alcuna procedura di infrazione è partita a mio carico per questa nè per altre ragioni. In assenza di tale presa di posizione da parte tua, dovrò concludere (e questa volta con assoluta certezza) che anche il Movimento 5 stelle fa uso della cosiddetta ‘macchina del fango’ contro chi esprime opinioni o attua scelte sgradite allo stesso Movimento».

(Fonte immagine: Twitter)

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