La battaglia di piazza Maidan a Kiev

Venticinque morti e più di 240 feriti, compresi 79 poliziotti e cinque giornalisti. Secondo il ministero della Sanità, è questo il bilancio drammatico dei nuovi scontri di piazza a Kiev, la capitale dell’Ucraina, tra le forze di sicurezza e i manifestanti anti-governativi e filo-europeisti. Tra le vittime anche Vyacheslav Veremyi, un cronista del quotidiano in lingua russa “Vesti”, vicino al governo. Una diatriba che va avanti ormai da tre mesi, diventata ormai guerriglia. Tutto è scoppiato il 21 novembre scorso, quando, dopo anni di negoziati, il presidente ucraino Viktor Yanukovich aveva annunciato una retromarcia rispetto all’intenzione di stringere accordi commerciali con l’Unione Europea, rafforzando invece i legami con la Russia di Vladimir Putin. L’accordo saltato aveva fatto infuriare gran parte della popolazione, che pressava i vertici del governo per interrompere la lunga dipendenza russa, spingendo invece verso accordi di libero scambio e cooperazione politica con la Ue, fino alla stessa adesione futura.

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Nelle ultime ore gli scontri sono ripresi in modo violento: ieri sera le forze di polizia hanno assaltato Maidan Nezalezhnosti, la piazza Indipendenza che rappresenta il simbolo della rivolta antigovernativa. Secondo Yanukovich, l’opposizione ha «oltrepassato i limiti, chiedendo alla gente di prendere le armi», sperando di «arrivare al potere grazie alla strada». Il presidente ucraino ha attaccato i manifestanti per le violenze: «I leader dell’opposizione non hanno considerato il principio democratico secondo cui si ottiene il potere con le elezioni e non nella strada. C’è una eclatante violazione della legge e i colpevoli compariranno davanti alla giustizia», ha concluso. Ma le opposizioni non intendono cedere: i manifestanti di Kiev spingono per una riforma in senso democratico dell’esecutivo e per riprendere l’alleanza con le istituzioni comunitarie.


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UCRAINA, NUOVI SCONTRI A KIEV: 25 MORTI – Nel centro della protesta, il palazzo dei sindacati occupato da giorni dai manifestanti, sono divampate le fiamme.


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Diversi attivisti dell’opposizione sono stati costretti a fuggire, ma per i media locali resta il timore che qualcuno possa essere rimasto all’interno, in trappola. Il rogo si è esteso anche alla tendopoli dei manifestanti in piazza Indipendenza.

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Considerata la nuova ondata di violenze, sia le Nazioni Unite che la stessa Unione Europea e i governi occidentali stanno seguendo la situazione. Anche il vice presidente americano Joe Biden ha telefonato al presidente ucraino Yanukovich, con l’obiettivo di chiedere il ritiro degli agenti dalle strade, in modo da aprire il dialogo con le forze di opposizione. Eppure il presidente ha rifiutato qualsiasi appello. Lo stesso Vitali Klitschko, uno dei leader dell’opposizione, ha comunicato come un incontro con Yanukovich non abbia prodotto alcun accordo, sottolineando di aver abbandonato il tavolo delle trattative quando il presidente ha chiesto l osgombero immediato di Maidan.

«Non andremo da nessuna parte. Questa piazza rappresenta un’isola di libertà. Noi la difenderemo», ha spiegato l’ex pugile Klitschko, fomentando i manifestanti in piazza, mentre intorno si alzavano le fiamme. La polizia è riuscita a smantellare parte delle barriere allestite dai manifestanti, con i quali sono ripartiti gli scontri, con lanci di bombe molotov e pietre.

LA RUSSIA CONTRO L’UNIONE EUROPEA – Gli scontri violenti hanno spinto la Germania a ipotizzare sanzioni contro l’Ucraina. Da Mosca, invece, sotto accusa è finita la stessa Unione Europea. Per la Russia, l’Ue è responsabile del sostegno ad una compagine di protesta molto eterogenea, dove non mancherebbero le forze estremiste, poco controllabili. «Le violenze a Kiev sono la diretta conseguenza della politica dell’Occidente», ha attaccato ieri il ministero degli Esteri russo, prima dell’assalto delle forze governative a Maidan. L’Ucraina proclamò la sua indipendenza dall’Unione Sovietica dissolta nel 1991. Sotto il controllo sovietico, l’economia del paese si trovava in condizione disastrose, ma, nonostante l’autonomia, il recupero è stato lento. E ancora oggi il Paese viene considerato fortemente strategico da Putin.

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Lo scontro si è intanto esteso dalla capitale ad altri centri del Paese: Violenze si sono registrate anche in altre città, come Leopoli, considerata un roccaforte dell’opposizione più nazionalista. Circa 5mila sono stati gli insorti che hanno preso il controllo di un deposito di munizioni e armi.

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