«Angelo Tofalo s.r.l.: così il grillino non paga i contributi»

Sul Mattino di oggi si parla di Angelo Tofalo, il grillino del “Boia chi molla”, e di un metodo che sta utilizzando per non pagare i contributi Inps:

Nel suo rendiconto presentato sul sito M5S è preciso nel documentare quanta parte del proprio stipendio ha restituito. Per i collaboratori, tuttavia, ha inventato un sistema tutto suo: ha infatti creato la ditta individuale «Tofalo Angelo» con indirizzo in Pellezzano. Tipo di azienda: «A1 – azienda con una sola posizione, senza unità operative, non autorizzata all’accentramento contributivo», per «attività dei partiti».

E cioé:

Due assunzioni, con contratto “part time” ma a tempo indeterminato in modo da godere delle agevolazioni della legge 407 del 1990 che prevede, per soggetti disoccupati da più di 24 mesi residenti nelle regioni del Mezzogiorno, l’esenzione totale dal pagamento dei contributi previdenziali, contributi che vengono coperti dall’Inps, cioè da tutti.

La foto del titolo dell’articolo del Mattino:

angelo tofalo contributi movimento 5 stelle

una precisazione dell’Ansa sulla notizia del Mattino:

Tra i parlamentari nel mirino Angelo Tofalo, salito agli onori della cronaca per il “boia chi molla” pronunciato in aula. Secondo Il Mattino, il deputato, ha infatti la ditta individuale ‘Tofalo Angelo’ con indirizzo in Pellezzano, in provincia di Salerno. Essa ha proceduto a due assunzioni, scrive il quotidiano, “con contratto ‘part time’ ma a tempo indeterminato in modo da godere delle agevolazioni della legge 407 del 1990 che prevede, per soggetti disoccupati da piu’ di 24 mesi residenti nelle regioni del Mezzogiorno, l’esenzione totale dal pagamento dei contributi previdenziali, contributi che vengono coperti dall’Inps, cioe’ da tutti”. La soluzione della ditta individuale e’ stata scelta anche da Vega Colonnese e Luigi Gallo. ”Per altri quattro parlamentari campani – sostiene ancora il Mattino – la situazione e’ un tantino piu’ complessa. Dai loro rendiconti agli elettori compaiono spese per collaboratori e consulenti senza pero’ che risultino all’Inps i relativi versamenti dei contributi”. Secondo il quotidiano i parlamentari sono Roberto Fico, presidente della Commissione di vigilanza Rai, Salvatore Micillo, Paola Nunes e Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera. L’articolo poi allarga lo sguardo a parlamentari non campani, alcuni dei quali pagherebbero contributi inferiori a quelli dovuti, come l’ex capogruppo alla Camera Roberta Lombardi.

Edit2/ Sul punto Di Majo precisa:

“Il Vice Presidente della Camera Luigi Di Maio, indignato in seguito all’articolo pubblicato oggi su Il Mattino di Napoli, e che ora le agenzie stanno riprendendo, vuole precisare che non ha mai creato ditte a suo nome, non ha mai usufruito di sgravi contributivi per il Sud Italia ne’ ha mai utilizzato scorciatoie per non pagare contributi. Le consulenze rendicontate riguardano professionisti, che emettono regolare fattura e versano i propri contributi alle relative casse previdenziali di appartenenza. E’ per questa ragione che il Vice Presidente Di Maio non e’ tenuto a versare direttamente i contributi a tali soggetti. Per la sua attivita’ istituzionale, tiene inoltre a precisare, si avvale dello staff della Vice Presidenza della Camera, il cui sostituto di imposta e’ la Camera stessa. Il Vice Presidente si rammarica di essere stato citato da un giornale cosi’ autorevole come Il Mattino di Napoli, senza che ci fosse alcuna notizia rilevante su di lui”. E’ quanto si legge in una nota del vicepresidente di Montecitorio.

Di Tofalo abbiamo parlato qualche giorno fa. Il deputato grillino aveva twittato questa informazione di importanza fondamentale:

angelo tofalo movimento 5 stelle boia chi molla

Il riferimento è a questa frase sul Boia Chi Molla detta in parlamento:

ANGELO TOFALO E IL BOIA CHI MOLLA – Wikipedia, ci spiega il link preziosamente indicatoci da Angelo Tofalo, fa sapere che il “Boia chi molla” è:

…un’espressione diventata famosa come un motto fascista; tuttavia fu coniata da Eleonora Pimentel Fonseca durante le barricate della Repubblica Partenopea nel 1799 e utilizzata anche nelle Cinque giornate di Milano del 1848.

In tutto ciò, è assolutamente secondario che

Nel dopoguerra l’espressione tornò d’attualità durante i Moti di Reggio del 1970, quando il missino Ciccio Franco, esponente del sindacato CISNAL, lo riattualizzò come motto contro lo Stato. La rivolta di Reggio Calabria è infatti anche definita talvolta come la Rivolta dei Boia chi Molla.

E che:

Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta alcuni militanti del FUAN (l’organizzazione universitaria del Movimento Sociale Italiano), lanciarono un nuovo slogan in cui era presente il motto «boia chi molla»: Contro il sistema / La gioventù si scaglia / Boia chi molla / È il grido di battaglia.

Così come è assolutamente secondario e del tutto accessorio che oggi sia un motto adorato dai fascisti:

E quindi, serenamente e pacatamente, attendiamo che il deputato si tatui una svastica in testa per motivazioni storiografiche, come gli suggeriscono su Twitter:

 

 Edit: la risposta di Tofalo

LA MACCHINA DEL FANGO: LA VERITA’ E’ PIU’ FORTE DEGLI SCHIZZI DEL MATTINO! #vinciamonoi #m5s

Apprendo oggi da un articolo del quotidiano Il Mattino cartaceo ed un post della versione on line a firma di Fulvio Scarlata che io userei “escamotage” per i pagamenti dei contributi INPS relativi a collaboratori e consulenti, che mi sarei “inventato il sistema della ditta individuale”, che si ravvisa un tentativo di “elusione fiscale”. E che grazie alla mia “originalità” per i collaboratori avrei “inventato” la ditta Angelo Tofalo, con una sola posizione senza unità operativa non autorizzata all’accentramento contributivo, per attività dei partiti, per godere delle agevolazioni della 407 del 1990 che prevede, per soggetti disoccupati da più di 24 mesi residenti nelle regioni del sud, l’esenzione totale del pagamento dei contributi previdenziali, contributi che vengono coperti dall’INPS.

Rimango incredulo di fronte a tanta superficialità e ad un attacco palesemente strumentale volto a screditare la mia attività politica.

In primo luogo tengo a precisare che sono iscritto all’INPS con Pos. 7211718337, settore terziario, attività dei partiti e delle associazioni politiche, CSC 70703, codice ISTAT 91320, e all’INAIL con Pos. 19242306.

Non ho nessuna ditta, neanche individuale, di conseguenza non sono iscritto al registro delle imprese.

Ho aperto una posizione INPS ed una INAIL come lavoratore autonomo ed assunto 2 persone registrandole regolarmente.

Non parliamo quindi di una ditta ma di assimilazione ai lavoratori autonomi, il CCNL di lavoro applicato è quello degli studi professionali per analogia con due dipendenti.

Nello specifico mi preme chiarire che è stata chiesta l’applicazione della legge 407/90, per un solo dipendente, e non due come riportato erroneamente dal giornalista del quotidiano Il Mattino; che i contributi sono dovuti nella misura del 50% (come previsto per i lavoratori autonomi) e non del 100% come ancora erroneamente scritto da Scarlata.

E che la procedura è stata preventivamente comunicata all’INPS di Salerno che l’ha regolarmente autorizzata: bastava fare una telefonata agli uffici preposti per avere contezza del reale stato delle cose ma in realtà l’obiettivo primario era gettare fango su di me e sul Movimento 5 Stelle.

Sarebbe bello capire come mai la stessa attenzione non sia stata dedicata da Il Mattino ai milioni di euro che i parlamentari 5 stelle hanno restituito agli italiani decurtandosi lo stipendio base, restituendo inoltre la metà delle indennità dovute, la parte eccedente non rendicontata delle spese di esercizio del mandato, della diaria e delle spese telefoniche.

Nessun altro parlamentare della Repubblica italiana aveva mai fatto ciò e mi rendo conto che tale gesto abbia attirato l’attenzione di chi oggi vorrebbe fare le pulci senza alcuna pezza d’appoggio.

Queste falsità presenti nell’articolo cadono nella totale irrealtà considerando il fatto che ciò che non utilizziamo per lo stipendio dei parlamentari lo versiamo in un fondo a favore della piccole e medie imprese italiane gestito dal Ministero delle finanze.

Spero che dopo questa figura da dilettanti il Mattino si dedicherà a realizzare una bella inchiesta su quanti sono gli assistenti parlamentari regolarizzati presenti negli altri partiti politici. Ricordo bene come giornalisti più attenti a questo tema hanno denunciato in questi anni la consuetudine di trattare i cosiddetti portaborse come fantasmi, pagandoli a nero.

Il Movimento 5 stelle a dicembre ha presentato, pubblicato sul sito della camera dei deputati, un ordine del giorno specifico per obbligare il governo a regolamentare i contratti di una categoria che ha sempre vissuto nell’ombra, come già avviene in Europa.

Purtroppo lo stesso è stato dichiarato inammissibile come anche altri e pertanto i collaboratori parlamentari restano una figura professionale non riconosciuta pur svolgendo funzioni essenziali al fine del buon andamento dell’attività dei lavori parlamentari.
Bastava fare una semplice ricerca, ma probabilmente l’articolista era troppo impegnato a dar credito a chi ha paura del cambiamento.

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