Il referendum anti italiani in Svizzera

04/02/2014 di Andrea Mollica

Tra pochi giorni la Svizzera si esprimerà sul referendum relativo alla libera circolazione dei lavoratori UE all’interno del suo territorio. In Canton Ticino, la più importante parte italofona della Confederazione Elvetica, l’iniziativa si è trasformata in un referendum sulla presenza degli italiani nelle imprese svizzere, con toni sempre più accesi contro i frontalieri.

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REFERENDUM ANTI ITALIANI – L’Udc/Svp, il più importante partito svizzero, una formazione conservatrice con toni molto populisti in materia di sicurezza e immigrazione, ha lanciato un referendum contro l’adesione della Svizzera al trattato che permette la libera circolazione dei lavoratori UE all’interno dei suoi confini. La Confederazione Elvetica ha regolato i suoi rapporti con l’Unione Europea con una lunga serie di accordi bilaterali che hanno sostanzialmente introdotto una parte significativa del diritto comunitario, sopratutto la parte del mercato unico, all’interno dell’ordinamento svizzero. La libera circolazione dei lavoratori come dei capitali è uno dei pilastri di questi accordi bilaterali, e ora la destra chiede al popolo svizzero di dire basta all’immigrazione di massa, il nome dell’iniziativa popolare. Nel Canton Ticino la libera circolazione è un tema molto sentito, e l’iniziativa dell’Udc, promossa in questo cantone anche da Lega dei Ticinesi e Verdi, si è trasformato in un sostanziale referendum sulla presenza dei lavoratori italiani nelle imprese di oltreconfine.

RIVOLTA CONTRO I FRONTALIERI – Da molti decenni in Svizzera lavorano i frontalieri, i pendolari del confine, lavoratori italiani che sono occupati in Ticino ma che risiedono in Italia. Il loro numero è cresciuto in modo significativo in questi anni, tanto che ora i cosiddetti frontalieri sono arrivati a 60 mila, un quarto della forza lavoro complessiva del Canton Ticino. Il referendum sulla libera circolazione UE si è così trasformato, all’interno della Svizzera italiana, nel momento in cui è scoppiata la rivolta contro l’eccesso di italiani. Nessun partito, o quasi, riesce più a contenere la rabbia dei propri elettori. Le formazioni del Canton Ticino contestano sopratutto il dumping salariale provocato dall’eccesso di frontalieri. Gli italiani accettano retribuzioni molto più basse rispetto ai residenti svizzeri, perché vivono in un paese dove il costo della vita è significativamente più basso. Questo toglie prospettive occupazionale ai giovani elvetici, e scatena una pressione verso la riduzione delle retribuzioni di tutti i residenti.

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FRONTE ANTI ITALIANO – Una volta questo tema era utilizzato sopratutto dalle forze di destra, in primis la Lega dei Ticinesi che ha costruito il suo impero politico su una propaganda contro gli italiani che spesso ha travalicato i limiti del razzismo. Ora però la crescita impetuosa dei frontalieri ha spostato l’intero spettro politico del Canton Ticino, o quasi, su posizioni di freno alla presenza degli italiani. Sono perfino ricomparsi i topi, simbolo di una disgustosa campagna dell’Udc promossa anni fa contro l’eccesso di presenza degli italiani in Svizzera. Il Gran Consiglio, l’organismo legislativo del Cantone, ha approvato una misura per chiedere al governo svizzero di rivedere i cosiddetti ristorni. Un trasferimento della Svizzera all’Italia, per compensare il mancato gettito fiscale di lavoratori che pagano le tasse all’estero, ma che utilizzano i servizi del nostro paese. Anche su questo tema si è visto come i partiti locali abbiano trovato un accordo unanime o quasi per rivedere le condizioni in senso meno favorevole ai frontalieri, ai quali vengono contestati non solo paghe superiori a quelle ottenibili in Italia, ma anche un trattamento fiscale molto privilegiato.

ESITO INCERTO – A livello federale si assiste ad una dinamica molto diversa. I più grandi partiti svizzeri, destra populista a parte, sono contrapposti a questo referendum, perchè minerebbe i rapporti con l’Unione Europea. La Svizzera, per non vedere crollare il suo export, ha sviluppato un’adesione de facto al mercato unico dell’UE, e se bocciasse uno dei suoi pilastri fondamentali, Bruxelles potrebbe mettere in discussione il rapporto con la Confederazione Elvetica. Una prospettiva che inquieta l’establishment politico, economico e finanziario, ma che solletica invece una parte significativa della popolazione. Fino a poche settimane fa il referendum dell’Udc contro l’immigrazione di massa europea sembrava destinato ad una bocciatura scontata, mentre ora i sondaggi rilevano una situazione equilibrata. Sul dato del Canton Ticino non esistono al momento indagini demoscopiche, ma è abbastanza probabile che il sì all’iniziativa popolare sarà massiccio. Anche in caso di bocciatura del referendum, la partita dei frontalieri non è affatto finita, e l’accordo fiscale con l’Italia appare come occasione propizia per riaprirla.

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