Il mio viaggio della speranza

L’altro giorno mi sono fatta convincere da uno di quegli extracomunitari che vendono i libri per strada ad acquistare uno dei suoi volumetti. Era un ragazzo simpatico che parlava un italiano perfetto. Era anche carino, il che non guasta. Ma soprattutto si vedeva che era un tipo smart, perché ha capito subito che la Sciura Tina non avrebbe potuto resistere allo sconto. Cinque euro invece di otto mi è sembrato un buon affare. Sì, un buon affare.

STIPATI COME SARDINE IN UN MINIBUS – Il libro s’intitola “Il mio viaggio della speranza”, sottotitolo “Dal Senegal all’Italia in cerca di fortuna”. L’ho letto d’un fiato, anche perché sono 63 pagine. L’autore si chiama Bay Mademba e racconta dell’orribile tragitto che l’ha portato dal suo Senegal in Italia attraverso Costa d’Avorio, Turchia e Grecia. Durante questo viaggio orribile viene derubato, imbrogliato, imprigionato in Turchia in quanto senza documenti e poi chiuso in un campo profughi a Rodi. Comincia con altri 55, “stipati come sardine in un minibus da 16 persone” e poi vede di tutto, compresa la traversata sulla solita bagnarola lasciata in balia delle onde del Mediterraneo. Si mette a vendere libri per strada. Mi sono chiesta se magari il libro l’ho acquistato proprio dall’autore. Non l’ho chiesto e non ho nemmeno capito come si chiamava, perché avevo fretta ed ero distratta, come si è quando si va in centro a fare commissioni. Bay racconta i suoi piccoli trucchi per vendere i libri: le cose che dice alle ragazze, ai ragazzi, alle coppie anziane e a quelli che sono in giro con i bambini. È contento di come riesce a cavarsela onestamente. Vende anche roba buona, perché il suo libro è forte.

NON RIESCO A PRENDERE SOLDO PERCHÈ PENSO A CASA MIA – E questo racconto che lui fa del viaggio è scritto con una tale chiarezza e ingenuità da lasciare esterrefatti. Sono parole limpide, scritte da un’anima in qualche modo pacificata, da una persona contenta di essere in Italia. Ma come fa uno che ha visto quello che ha visto, che viene dalla povertà, che vende libri per strada a gente stronza a essere così trasparente? Certo, a Bay piace stare qui, ma non si dimentica da dove viene: “Tante volte non riesco a prendere sonno perché penso a casa mia laggiù. Sono quattro anni che manco. Penso alla mamma e mi chiedo che succederebbe se io non facessi in tempo a rivederla prima che muoia.” La mamma è sempre la mamma a qualsiasi latitudine, forse è anche per questo che lui si trova così bene nel paese dei mammoni. “A volte al telefono lei mi dice: “Non voglio niente, desidero solo posare i miei occhi sul tuo volto.” Leggendo queste parole non mi è venuto da pensare agli italiani che ai tempi partivano per l’America a cercare fortuna. No, ho pensato ai miei figli. Chissà se dovranno affrontare anche loro un allontanamento, se la vita riserverà loro un viaggio della speranza. Magari – spero – non così rocambolesco e disperato, ma è possibile, non da escludersi e per certi versi, visto come vanno le cose quaggiù, da auspicarsi.

CINQUE EURO SPESI BENE – Eppure poche volte nella mia vita sono stata fiera del mio paese (come dicevo, cinque euro spesi bene) come leggendo quello che dice questo ragazzo. “Dell’Italia mi piacciono le città. Sono bellissime, organizzate, pulite. E di Palazzo Vecchio a Firenze: “a vedere quei pietroni, portati lassù a venti metri d’altezza, ho pensato che gli italiani antichi dovevano essere ben forti.” Infine questa anima che è rimasta candida malgrado tutto ci ricorda le nostre colpe quando parla di persone che hanno affrontato un viaggio come il suo, ma non hanno avuto la stessa fortuna. “Nel cimitero … un muro accoglie una serie di loculi anonimi. Nessun fiore, nessuna targhetta. Nessuno ha giudicato utile scrivere un minimo omaggio all’essere umano che riposa là. In tutto sono quindici tombe. L’Oceano ha accettato di restituire quei corpi soltanto; un’infima parte del suo bottino.” Bay di certo pensa alle loro mamme al paese, che aspettano una telefonata che non arriverà più. Pensiamoci anche noi, di tanto in tanto.

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