Matteo Renzi e il Pd mollano Nunzia De Girolamo

Nella politica italiana tiene banco la situazione legata al Ministro per le politiche agricole Nunzia De Girolamo, la cui storia è stata ripresa da Matteo Renzi che, interpellato in una sessione di domande avvenuta su Twitter sul tema, ha lanciato la stoccata: «Josefa Idem si è dimessa».

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BUFERA DE GIROLAMO – La bufera che sta coinvolgendo la moglie dell’esponente del Pd Francesco Boccia, relativa alle conversazioni registrate di nascosto da parte del direttore amministrativo dell’Asl di Benevento Felice Pisapia relative all’assegnazione di un appalto, ha visto la reazione del ministro che, come riferisce il Corriere della Sera, è partito all’attacco: «Predisporrò un esposto in relazione alla captazione illecita di conversazioni registrate abusivamente e alla loro divulgazione attraverso i mezzi di informazione». I suoi avvocati, Gaetano Pecorella ed Angelo Leone dovranno «chiarire le responsabilità di tutti coloro che con atti e fatti gravemente lesivi della mia privacy hanno tentato di ledere la mia immagine e la mia onorabilità».

LA VICENDA GIUDIZIARIA – Ricordiamo che il ministro non è indagato per questi colloqui anche se la trascrizione è stata depositata dall’avvocato del direttore dell’Asl, Vincenzo Regardi, con Pisapia destinatario di una misura cautelare di obbligo di residenza. De Girolamo aveva intrattenuto nell’abitazione del padre riunioni con i dirigenti dell’Asl locale nelle quali si era parlato di appalti e dell’assegnazione del servizio 118, dalla gestione del bar interno all’ospedale Fatebenefratelli e delle irregolarità contestate a un commerciante di mozzarelle amico del ministro. Inevitabile la solidarietà da parte del partito del Ministro, Nuovo Centrodestra, richiamando direttamente il garante della privacy.

 

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LA DIFESA DI NCD – Gaetano Quagliariello ha fatto proprie le opinioni del Partito: «La collega Nunzia è vittima di un meccanismo contorto dove sfugge il nodo di fondo: la violazione della privacy di un privato cittadino. Occorre rafforzare il diritto di riservatezza che appartiene anche al più pubblico degli esseri umani». Si associa anche Roberto Formigoni: « Si può configurare l’attacco come un atto di barbarie politica. Tanto più perché la magistratura nulla contesta al ministro, considerando che le registrazioni sono state compiute in una casa privata da una persona non autorizzata». Il Pd appare però convinto a seguire la sua strada. A dimostrarlo l’interpellanza urgente presentata dal Partito Democratico e sottoscritta da Nicodemo Olivero, Michele Anzaldi, Andrea De Maria, Massimo Fiorio e Mino Taricco.

L’ATTACCO DEL PD – «Se le circostanze venissero confermate da successive indagini», si legge nell’interpellanza, si configurerebbero «comportamenti decisamente inopportuni dal punto di vista politico». Gli esponenti Pd riconoscono che dai documenti in mano alla Guardia di Finanza non emergono riferimenti penali relativi all’attvità del Ministro ma contestualmente riferiscono che ulteriori indagini potrebbero confermare comportamenti definiti inopportuni relativi anche alla gestione definita sconveniente di un ufficio territoriale della Asl, un presidio di sanità pubblica. E come abbiamo anticipato, ha detto la sua anche Matteo Renzi che interpellato su Twitter sulla questione ha detto, riferendosi ad un parallelo con Josefa Idem: «Si è dimessa, dimostrando uno stile completamente diverso».

LA DUREZZA DI RENZI – E forse riferendosi ancora al caso Idem, Renzi ha continuato spiegando che tocca a Letta decidere del destino dei ministri. Per questo il Pd presenterà un’interrogazione sul tema che verrà discussa alla Camera il 17 gennaio. Una picconata, forse, agli alleati di Nuovo Centrodestra, che ne beccano un’altra sul tema unioni civili e ius soli. Matteo Renzi ha infatti spiegato, sempre su Twitter, che l’alleanza con Ncd durerà «il tempo necessario a fare approvare ius soli e la civil partenership alla tedesca».

 

E la terza picconata arriva relativamente alla riforma del voto in Senato. Secondo Matteo Renzi la proposta lanciata da Nuovo Centrodestra in tema di riforma del voto in Senato rappresenta un passo indietro, aggiungendo: «Se non vogliono più fare le riforme costituzionali ce lo dicano ma sarebbero veramente una sorpresa». Posizioni quindi inconciliabili con quelle di Alfano che aveva spiegato che non avrebbe mai detto si ad unioni civili e Ius Soli. E per quanto riguarda la legge elettorale, secondo Renzi il Pd dovrà presentare una proposta solo se sarà certo del successo, altrimenti  «è tempo perso».

 

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LE TRE PROPOSTE SULLA LEGGE ELETTORALE – Ed a proposito di legge elettorale, Renzi ha le idee molto chiare: «Le tre proposte che abbiamo avanzato hanno caratteristiche positive tutte e tre: il Mattarellum perché restituisce il rapporto con il territorio; il doppio turno è migliore per garantire un vincitore, l’ispanico per rafforzare i grandi partiti. Il sistema spagnolo, come del resto gli altri due, garantisce alternanza e impedisce larghe intese. Proponiamo agli altri un patto che tenga insieme la legge elettorale, la revisione del Senato e la riforma del Titolo V». Repubblica riporta poi la difesa del ministro Kyenge da parte di Renzi contro gli attacchi della Lega definiti inqualificabili e la stessa decisione è stata usata per parlare del governo Letta.

NAPOLITANO ASPETTA LE RIFORME – Questo è il pensiero di Renzi relativamente all’esecutivo: «Il mio obbiettivo non è stare con il fiato sul collo del governo. Dico solo che il rimpasto non è all’ordine del giorno, l’idea che uno vinca il congresso e chieda posti di governo è quanto di più vecchio e stantio si possa immaginare». Per quanto riguarda le pensioni d’oro, il Pd esprimerà una posizione unitaria e, per concludere, parlando di tracciabilità della spesa pubblica, Renzi appare perentorio: «Non si può fare, si deve fare. Lo inseriremo nel contratto di coalizione Impegno 2014. Bisogna sapere totalmente dove vanno i soldi». Parlando dell’abrogazione della Fini-Giovanardi, Renzi appare vago: «Iniziamo a modificare la Fini-Giovanardi dividendo le responsabilità tra droghe leggere e pesanti». Infine a chi gli chiede se Napolitano lascerà il Quirinale, Renzi torna baldanzoso: «No. Napolitano aspetta le riforme: dopo anni di chiacchiere finalmente ci siamo».

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