La ragazza che da obesa diventa anoressica

09/06/2011 di Redazione

Malissa Jones, dai 170 chili a quindici anni alla lotta contro la morte

Malissa Jones era una ragazza che si piaceva: “Se devo essere grassa, voglio essere grassissima”, diceva a chi glielo chiedeva. La più grassa d’Inghilterra, voleva sentirsi. E la Stampa oggi racconta la sua storia:

A diciassette anni hanno deciso di operarla. E lei era d’accordo, perché anche sua madre aveva fatto lo stesso percorso. Un bypass gastrico da diecimila sterline. L’intervento le ha ridotto lo stomaco e in pochi mesi il suo corpo da cartone animato si è trasformato in uno strano scheletro di pelle e di ossa. Ha perso centodieci chili. «Sono diventata prigioniera di una di quelle confusioni che fanno vacillare la mente quando il fisico si trasforma con violenza ». Eppure la prima volta che si è guardata allo specchio si è sentita persino bella. Lo era. Le sembrava che il disegno del suo viso fosse adatto a una copertina di moda. «Non sapevo di essere così». La seconda vita Ha trovato un lavoro. Il primo. E anche un fidanzato, Chris. Il primo anche lui. Solo che più i giorni passavano, più si sentiva debole. «Mangia, dai». «No, non mi va». Dopo un anno è rimasta incinta. Le avevano detto che non era possibile. Come fa ad annidarsi una vita in una capanna tanto fragile? Aveva paura ed era felice. Neanche la felicità è bastata a ridarle equilibrio. I medici allora le hanno chiesto di nuovo: «Malissa che cos’hai? » Lei ha risposto: «Non ne ho idea». Non mentiva. Con il cibo non voleva avere più nulla a che fare. «Non lo reggo».

È precipitata in un buco:

Risucchiata come se avessero tolto il tappo alla vasca della sua esistenza. Un po’ era l’effetto dell’operazione. Un po’ era lei. Rimpiangeva la cintura di grasso che la proteggeva dal mondo. Alla fine la diagnosi è stata chiara. «Anoressia». Il pendolo surreale di un’esistenza estrema. Quando è arrivata a cinquanta chili l’hanno ricoverata d’urgenza. Il suo bambino l’hanno messo al mondo, ma ha resistito 57minuti. Adesso Malissa Jones ha 21 anni e la guerra per trovare il suo terzo corpo non è ancora finita. È ancora piena di fantasmi, ma ha deciso di parlare di sé. «Se la mia storia servirà ad aiutare qualcuno, la mia vita finalmente avrà un senso». Nel suo appartamento di Selby, nel North Yorkshire, quando plana sul divano come un foglio volato via da un quaderno, si sente il clack delle ossa.

Ora rifiuta ogni cibo:

Ha un vestito a fiori, scollato, e gli spigoli delle spalle vengono fuori dalla stoffa leggera. «Da bambina non facevo altro che mangiare. Anche i miei genitori erano grassi. E noi quattro fratelli avevamo sempre la testa nel frigo». Lei più di tutti. Faceva colazione con quindici barrette di Mars. «Mia madre non aveva la forza di dire niente. La ricattavo. Sopratuttto dopo che lei e mio padre si sono separati. Forse è stato allora che le cose sono peggiorate. Le dicevo: o mangio qui o vado da lui. Ero drogata dal cibo. Eppure sono convinto di avere avuto una infanzia felice». Quando è arrivata a 160 chili l’hanno sdraiata in un letto. Respirava con la maschera d’ossigeno. «Ma operarmi è stato un errore. Avrei dovuto fare una dieta. Meglio il corpo di allora della fragile gabbia di oggi. Dovrei farmi togliere il bypass e tornare a essere Shrek». Arrossisce. Guarda Chris. Lui le tocca i capelli. «Per me conti solo tu».

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