La strage di balene in Antartide

Gli arpioni giapponesi colpiscono ancora, facendo illegalmente strage di balene all’interno del santuario protetto attorno all’Antartide: la denuncia e’ degli ambientalisti di Sea Shepherd, che hanno messo in rete per i media di tutto il mondo un truculento filmato ripreso da un loro elicottero su una baleniera nel Mare di Ross. Si vedono tre carcasse di balenottere ancora allineate sul ponte, una con l’arpione ancora conficcato su un fianco, e una quarta gia’ scuoiata, smembrata e dissezionata, i cui blocchi di carne vengono trascinati in giro sul ponte della nave dagli operai in un lago di sangue, mentre le interiora vengono gettate nelle acque dell’Oceano. “E’ uno spettacolo cruento, sanguinoso e medievale che non puo’ avere posto nel mondo moderno”, ha commentato davanti ai media Bob Brown, presidente di Sea Shepherd, la cui flotta ambientalista ogni anno, con l’arrivo dell’estate antartica, inizia a “dare la caccia” alle baleniere giapponesi, arrivando spesso alla ‘battaglia navale’.

Il video degli ambientalisti di Sea Sheperd che ha pubblicato Repubblica:


LA STRAGE DI BALENE IN ANTARTIDE
– Gli attivisti dicono che il filmato riprende la nave baleniera e fabbrica galleggiante giapponese Nisshin Maru, e che nella zona del Mare di Ross ve ne sono altre cinque, che si starebbero ora allontanando dalla zona senza fare storie, seguite a distanza dalle navi della flottiglia di Sea Shepherd. L’Ong internazionale ha quindi chiesto all’Australia di far sentire con forza la sua protesta a Tokyo, come ha fatto in passato, dopo che la Nuova Zelanda, nella cui proiezione territoriale antartica e’ avvenuto l’incidente, lo ha gia’ fatto, con una protesta del ministro degli Esteri, Murray McCully. La caccia alle balene, su cui tutti i Paesi hanno raggiunto da anni una moratoria, e’ proibita nel santuario antartico, un’area di 31 milioni di miglia quadrate attorno alle coste dell’Antartide in base alla International Whaling Convention (Convenzione internazionale sulla caccia alle balene, Iwc) del 1994, alla quale il Giappone aderisce. La convenzione consente pero’ ai Paesi membri di praticare la caccia ai cetacei in piccole quantita’ per “ragioni scientifiche”, che sono quelle addotte da Tokyo per giustificare un’attivita’ che i giapponesi asseriscono essere perfettamente legale e in linea con le convenzioni.

LA CACCIA PER SCOPI SCIENTIFICI
– Il ministero degli Esteri giapponese – citato dal sito dell’indonesiana Channel NewsAsia – sostiene che la caccia per scopi scientifici “non viola la convenzione internazionale ne’ usa sotterfugi”, che anzi, “si tratta di un diritto legittimo garantito dall’art.8 dell’Iwc” e afferma di ignorare l’esistenza di “aree protette”. Un mese fa Tokyo ha dichiarato di aver concesso alle baleniere nipponiche il permesso, su questa base, di cacciare nell’Oceano antartico, dove i cetacei emigrano d’estate in cerca di cibo, fino a un massimo di 935 balenottere antartiche, 50 megattere e 50 capodogli, arrivando pero’ ad ucciderne solo 103. Il tutto a beneficio della sola scienza. Ma i detrattori della baleniere nipponiche sostengono che l’olio di balena, ottenuto dal grasso, venga in realta’ usato largamente nell’industria cosmetica e che la carne sia considerata cosi’ pregiata sulle tavole in Giappone da essere venduta a 4.000 yen (quasi 30 euro) l’etto.(ANSA)

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