Il mistero del mare rosso a Taranto

Per la Capitaneria di Porto si è trattato soltanto di un fenomeno naturale, dovuto – si pensa – alla presenza di particolari alghe. Eppure la colorazione rossastra assunta dalle acque del mare di Lama, un quartiere di Taranto, ha fatto scattare l’allerta tra i cittadini pugliesi, che hanno segnalato con decine di telefonate la questione all’Arpa Puglia (l’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’Ambiente). Realizzati i controlli, il comando dei guardiacoste ha però escluso che fosse in atto un inquinamento causato da idrocarburi. Tutto sarebbe dovuto alla Noctiluca scintillans, come ha comunicato il presidente di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, in una telefonata ad Angelo Bonelli dei Verdi. Ma la versione non sembra aver convinto tutti: sono rimasti “perplessi” sia lo stesso presidente dei Verdi, che ha parlato di «episodio inquietante», che l’ex parlamentare dell’Italia dei Valori Pierfelice Zazzera. Sul proprio profilo Facebook Zazzera ha ricordato come, nella città pugliese, fosse avvenuto un episodio simile due anni fa, quando l’acqua color ruggine fu «fotografata nei pressi dell’ENI». Per poi aggiungere come sia da considerarsi «un fenomeno legato agli sversamenti sulfidrici». «In quelle zone documentammo la presenza di una centralina bruciata che avrebbe dovuto eseguire il monitoraggio delle acque», ha concluso Zazzera, denunciando come Taranto sia da considerarsi «una città dimenticata dallo Stato».

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L’ACQUA ROSSA NEL MARE DI TARANTO – La chiazza rossa nell’acqua, a pochi metri dalla costa tarantina, aveva spaventato i cittadini del quartiere di Lama, che avevano preso d’assalto il centralino dell’agenzia per la protezione ambientale, auspicando che venissero realizzati controlli. Una volta recuperati i campioni da esaminare, la Capitanerie ha però cercato di tranquillizzare i cittadini di Taranto, chiarendo come non ci fosse un processo di inquinamento in atto causato da idrocarburi. Tutto sarebbe così dovuto a particolari alghe che determinano il colore rossastro delle acque. «Le analisi di laboratorio, i cui esiti saranno resi noti nei prossimi giorni, dovrebbero confermare l’origine naturale del fenomeno. Scongiurando così i timori di tanti cittadini sulla natura inquinante della sostanza anomala riscontrata», ha chiarito la Capitaneria con una nota. Il motivo? Come spiega anche il Corriere di Taranto l’assenza del caratteristico odore acre e la non oleosità della sostanza hanno tranquillizzato la Capitaneria, portando ad escludere l’ipotesi di inquinamento da idrocarburi. Servirà attendere qualche giorno per conoscere i risultati ufficiali dei test realizzati da Arpa Puglia. Eppure le analisi di laboratorio, per la Capitaneria, dovrebbero confermare l’origine naturale del fenomeno in atto. Scongiurando di fatto i timori di tanti cittadini sulla natura della sostanza anomala e rossastra riscontrata nelle acque.

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CHI RESTA SCETTICO – A chiedere immediati controlli sia all’Arpa che all’Ispra era stato il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, secondo cui la colorazione rosso ruggine del mare di Taranto rappresenta invece «un fatto estremamente grave» sul quale «vanno immediatamente accertate le cause». Per Bonelli il color ruggine potrebbe «essere stato provocato da qualche nave cisterna carica di materiali ferrosi, che ha scaricato il materiale al porto e ha pulito la stiva a ridosso della costa», ha concluso. Non senza denunciare come Taranto sia ormai considerata il campo di «una vera e propria guerra dichiarata contro l’ambiente». Sempre su Facebook Angelo Bonelli ha ha spiegato di aver ricevuto la telefonata del direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato che lo ha informato come dalle analisi sarebbe emerso che «la causa della colorazione è dovuta all’alga Noctiluca scintillans». «Ho chiesto di avere la relazione», ha aggiunto il presidente dei Verdi.

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A protestare contro la versione della Capitaneria e dell’Arpa, manifestando dubbi sulle cause naturali del colore rossastro delle acque, è stato anche l’ex parlamentare Idv Pierfelice Zazzera. Su Facebook ha ricordato come già altre volte fossero avvenuti episodi simili:

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«Statene certi: l’Arpa ci racconterà che si tratta di un fenomeno naturale dovuto alle alghe che hanno avuto una dissenteria per le feste di Natale. In realtà, l’acqua rossa a Taranto l’abbiamo fotografata due anni fa nei pressi dell’ENI ed è un fenomeno legato agli sversamenti sulfidrici. In quelle zone documentammo la presenza di una centralina bruciata che avrebbe dovuto eseguire il monitoraggio delle acque. Ma Taranto è una città dimenticata dallo Stato», ha attaccato l’ex deputato.

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Pierfelice Zazzera

Zazzera si riferisce a un episodio di due anni prima, quando, sempre su Facebook, denunciò «lo stato di degrado di questa parte del territorio priva di vita, ricoperta di discariche abusive, desolata e desolante nel suo squallore», scrisse.  Zazzera, segnalando il colore rossastro dell’acqua, etichettò «le stesse strutture deputate al monitoraggio ambientale» come «rottami inutilizzabili». «Mi riferisco in particolare alla centralina che dovrebbe controllare le acque reflue dell’ENI: uno scheletro arrugginito, una carcassa grigia inquinante», concluse il deputato dell’Italia dei Valori.

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