Matteo Renzi e la letterina ai partiti sulla legge elettorale

02/01/2014 di Alberto Sofia

Dalla legge elettorale di tipo maggioritario alla riforma del bicameralismo perfetto, fino alle modifiche al titolo V della Costituzione. Senza dimenticare un’accelerazione sugli interventi concreti sul lavoro e sui tagli ai costi della politica. Queste le priorità indicate da Matteo Renzi nella sua e-News di inizio anno e sulla quale il neo segretario del Partito democratico ha chiesto una convergenza con le altre forze politiche presenti in Parlamento. Ma non solo: il sindaco di Firenze ha anche rilanciato sul patto di coalizione tra le forze della maggioranza, spiegando come il Pd chiederà che sia presente un capitolo sui “Diritti Civili“, con le modifiche alla Bossi Fini, le unioni civili per persone dello stesso sesso, la legge sulla cooperazione internazionale, i provvedimenti per le famiglie e una disciplina più efficace delle adozioni. Temi sui quali Renzi intende mettere in difficoltà il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. In particolare sull’immigrazione, considerata la difesa da parte del ministro dell’Interno sulla Bossi-Fini.

MATTEO RENZI E LE RIFORME DA CONDIVIDERE – Il sindaco fiorentino ha invitato le altre forze politiche a condividere un percorso comune di riforme (già con un’intervista sul Fatto Quotidiano era tornato a incalzare Beppe Grillo e il MoVimento 5 Stelle, ndr). «Per fare le riforme il PD è decisivo, senza il PD non si fanno. Ma il Pd da solo non basta. Le riforme non si realizzano da soli, come la moda di oggi di farsi da soli le foto con il telefonino: la Riforma Selfie non esiste. Le regole si scrivono insieme», ha spiegato il neo segretario dei democratici. «Quando si fanno le riforme si chiamano tutti gli altri partiti. Poi se uno non ci vuol stare, lo dice. Ma senza troppi giri di parole. E lo dice davanti all’opinione pubblica», ha chiarito. Un messaggio con destinatario lo stesso M5S, dato che Grillo già in passato aveva replicato in modo piccato alla “sorpresina” preparata da Renzi durante il suo primo discorso ufficiale dopo l’ “investitura”. Rifiutando ipotesi di collaborazione e definendo le parole renziane come semplici «chiacchiere e marketing».

Con la sua nuova E-news, Renzi ha così tentato di rilanciare la sua azione politica e quella del Pd, cercando di dettare l’agenda delle riforme considerate prioritarie. A partire dalla legge elettorale: «Rinunciamo a formulare la nostra proposta, ma offriamo diversi modelli alle forze politiche che siedono insieme a noi in Parlamento», ha scritto  Renzi, elencando tre modelli: legge elettorale spagnola; legge Mattarella corretta, doppio turno di coalizione dei sindaci. L’obiettivo è riuscire ad approvare una riforma di tipo maggioritario, che «garantisca la stabilità e l’alternanza e che eviti il rischio di nuove larghe intese». Ma tra la piattaforma comune che Renzi ha chiesto di condividere alle altre forze politiche trovano posto anche la riforma del bicameralismo, con la trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie Locali, e la «cancellazione di ogni indennità per i senatori che non vengono più eletti, ma diventano tali sulla base dei loro ruoli nei Comuni e nelle Regioni». All’ultimo punto della lettera, infine, la riforma del titolo V della Costituzione, che «semplifichi il quadro costituzionale e istituzionale, che restituisca allo Stato alcune competenze oggi in mano alle Regioni (per esempio l’energia), che riduca il numero e le indennità dei consiglieri regionali al livello di quello che guadagna il sindaco della città capoluogo».

L’ACCELERAZIONE DI MATTEO RENZI – Lo scopo dell’accelerazione del neo segretario del Pd sarà quello di sfidare su questi determinati punti gli avversari politici, con l’obiettivo di costringere Grillo e le altre forze della maggioranza a prendere posizione. E spingere lo stesso esecutivo Letta a non tergiversare, accelerando su quelle riforme più volte annunciate e poi rimaste sulla carta. «Chiediamo certezza dei tempi e trasparenza nel percorso: la politica non può più fare passi falsi», ha incalzato Renzi. Per poi ricordare come il Pd chiederà all’esecutivo di inserire nel patto di coalizione un capitolo sui diritti civili, dalle adozioni alle unione civili, fino alle modifiche alla Bossi Fini: «Pensandoci bene, questi non sono Diritti Civili, ma Doveri Civili: un Paese che non si occupa in modo serio di questi argomenti come fa a definirsi civile?», ha concluso il sindaco fiorentino.

LE REPLICHE DEL MOVIMENTO 5 STELLE – Dal MoVimento 5 Stelle sono però arrivate le prime repliche, con i discorsi di Renzi considerati soltanto degli annunci:

 

«Ma per conoscere le proposte che Renzie da settimane annuncia/sfida/ lancia/ pubblicizza/millanta/ecc che giornale devo comprare?», ha spiegato la parlamentare Giulia Di Vita su Twitter. Per poi ironizzare: «Renzie mandaci ste proposte! #AAAcercasi le proposte di Renzie!». Luigi Di Maio, invece, ha criticato i parlamentari renziani, definendoli incoerenti e “ipocriti”: «Negli ultimi giorni il renziano Dario Nardella ha criticato la Legge di Stabilità 2014 definendola un “catalogo infinito di marchette elettorali”. Ed è vero. Noi del Movimento 5 Stelle non solo abbiamo votato contro, ma addirittura faremo ricorso in quanto Legge incostituzionale (proprio perché contiene provvedimenti “ad territorium”). Peccato che tutti i renziani invece l’hanno votata», ha concluso sul proprio profilo Facebook.

E LA RISPOSTA DEI PARLAMENTARI – Arriva poi anche la “risposta congiunta”: Matteo Renzi, il leader telecomandato, continua ripetere a pappagallo le storielle che gli suggeriscono i suoi ignoranti mentalisti che nulla sanno né del Pd né (tantomeno) del Movimento 5 Stelle”. Lo affermano i parlamentari M5S sul loro sito web, Parlamento 5 stelle, dopo la proposta di Matteo Renzi di fare le riforme insieme.  ”Da tempo – proseguono i 5 stelle – il suo team cerca di inculcare negli italiani la convinzione che il M5S sarebbe una forza politica di cacciatori di farfalle, che crede alle favole e alle scie chimiche. Controlla, Matteo, i discorsi che ti scrivono: perche’ ti si potrebbero ritorcere contro. Ad esempio: sapete qual è il partito che ha portato all’attenzione del Parlamento il pressante problema delle scie chimiche, appunto? Proprio il Pd. Con tanto di serissime interrogazioni parlamentari, in cui si sollecitava il governo a guardare all’insu’ e a porre rimedio. E mica una sola volta: le scie chimiche stanno talmente a cuore al partito di Renzi che di interrogazioni ne sono state fatte ben sei (6). La prima nel 2003, ad opera di tal Italo Sandi (il partitun si chiamava ancora DS) che evidentemente deluso dal risultato e’ passato poi armi e bagagli all’UDC; sempre nel 2003, Piero Ruzzante (oggi al Consiglio Regionale Veneto per il PD) e’ tornato alla carica con le scie nel cielo; nel 2006 e’ stata la volta di Gianni Nieddu, questore del Senato, che fu poi silurato dal suo stesso partito perche’ aveva cercato di tagliare i costi del Parlamento. Occuparsi di scie chimiche va bene, nel PD, ma guai a toccare i costi della politica. Il più attivo, per finire, Sandro Brandolini, con due interrogazioni nel 2008 e una nel 2009. Deluso forse dal fatto che il governo ha prestato poca attenzione alle scie, si è ritirato alla fine dello scorso anno. Lasciando il posto al suo pupillo e degno erede, quel Lattuca che si distingue un giorno sì e l’altro pure per aggressioni ed intemperanze”. ”Saranno le scie chimiche che gli danno alla testa – concludono i parlamentari M5S – così come danno alla testa ai mentalisti che scrivono i discorsi di Renzi. Ragazzi, che ne dite lì al Pd di preparare un’altra interrogazione parlamentare sulle scie nel cielo? In fin dei conti, siete diventati degli esperti. Il paese conta su di voi… come sempre”. Lo riporta l’Agi.

(credits immagine: ANSA/ANGELO CARCONI)

Share this article