David Coulthard racconta chi è Michael Schumacher

David Coulthard lancia parole di vicinanza verso Michael Schumacher al Telegraph. Coulthard e il campione di Formula Uno hanno sempre vissuto da “rivali”. Memorabile fu la stagione 1998, macchiata da un controverso incidente nel Gran Premio del Belgio, quando lo scozzese fu tamponato da Michael, che era al comando della corsa. Il tedesco accusò Coulthard di aver rallentato apposta causando la collisione tra i due.

Schumacher in coma, attesa all'ospedale di Grenoble
(Photocredits LaPresse)

SCHUMI È COMUNQUE UN CAMPIONE – Coulthard parla della situazione critica che sta vivendo Schumi:

L’ondata di preoccupazione per Michael Schumacher, non solo nel mondo della Formula Uno ma in quello sportivo sportivo in generale, è meravigliosa. A mio parere costituisce quel tanto atteso riconoscimento per Michael come grande sportivo. Vorrei solo vedere cose belle sulla sua persona. La verità è che non credo che Michael abbia mai veramente ricevuto lodi o riconoscimento dei suoi splendidi e meritati successi. Per anni Michael è stato il perfetto cattivo per antonomasia. Tedesco, spietatamente efficiente e ultra-aggressivo. Basti pensare ai suoi predecessori Sir Jackie Stewart e Juan Manuel Fangio che evitavano il contatto con i rivali in gara. Michael è andato avanti sempre nella sua ricerca di vittoria. Qualche volta ha oltrepassato il limite: a Jerez nel 1997 e nel 2006 a Rascasse in primavera. Egli è stato per alcuni, me compreso, un campione controverso. Ma non si può discutere sui suoi successi.

QUELLO SCONTRO NEL ’98 – «Ho avuto numerosi scontri con Michael», racconta Coulthard. «Il più famoso a Spa nel 1998, dopo che ci siamo scontrati su pista bagnata. Lui si precipitò verso i box McLaren e mi accusò di aver cercato di ucciderlo. Gli ho chiesto più tardi, esasperato, se avessi mai sbagliato in quell’incidente: «Non che io ricordi» rispose. Aveva completa e assoluta fiducia in sè stesso. Era ciò che lo ha reso: un campione. E che campione: 91 grandi vittorie prix e sette titoli mondiali vinti. Posso dire adesso, e ancora una volta con il senno di poi, che non sono mai stato al suo livello. Michael è stato un punto di riferimento per me. Anche ora. Se lo battevo su un podio, sapevo di aver fatto un ottimo lavoro. Ha contribuito alla mia credibilità professionale. Anche se, come ho detto, non siamo stati sempre d’accordo».

QUEL CAMBIO CASCO COL PADRE DI FAMIGLIA – Il pilota torna su due aspetti del campione: «Ci sono due lati di Michael. Uno è il concorrente spietato, l’altro l’uomo di famiglia, generoso, gentile. Se facevi parte della sua cerchia di fiducia allora per lui eri una persona leale. Non ho mai saputo esattamente in quale campo mi abbia piazzato, ma il nostro rapporto in comune con Mercedes-Benz ci ha permesso di conoscerci». Poi passa ai ricordi del suo rapporto con lui: «Ricordo le feste private di Michael dopo il Gran Premio di Germania, passate a fumare sigari, a tarda notte, dopo un paio di drink, parlando di quanto siamo stati fortunati nel fare quello che ci è sempre piaciuto. C’è sempre stato un rispetto base. Quando Michael si ritirò alla fine del 2006 mi si avvicinò proponendomi di scambiarci i caschi. Non mi era mai nemmeno venuto di chiederglielo. Perché mai avrebbe voluto il mio casco? Sapeva che avrei detto sì e con onore lui mi ha offerto il suo. Rimane uno dei miei beni preziosi e so che il mio lo tiene ancora nella sua casa in Svizzera. Penso che Michael avrebbe avuto più credito se non avesse bruciato i ponti con i media britannici, verso i quali era completamente chiuso, almeno agli inizi della sua carriera. Penso anche che Sebastian Vettel abbia imparato da quell’esperienza».

TORNARE ALLA CASA MADRE – Coulthard prosegue parlando del ritorno del campione in Mercedes: «In ogni caso, il ritorno di Michael con la Mercedes ha mostrato il suo lato più umano. E in un modo divertente. Ha cementato la sua eredità di campione piuttosto che far prevalere il suo lato cattivo. Vederlo lottare con Sebastian e Lewis Hamilton e Fernando Alonso ha dimostrato che il tempo non aspetta nessuno. Era troppo facile agli inizi della sua carriera veder spazzare tutti». E sempre sulla casa automobolisitca afferma: «Le lotte con la Mercedes ci hanno dato un ritrovato apprezzamento per i livelli incredibili di coerenza da lui conseguiti nella sua prima carriera».

CI VUOLE UN INCIDENTE PER VEDERLO UMANO? – Per Coulthard queste ore concitate servono solo a riscattare l’immagine che si è avuta per anni del campione: «L’incidente sugli sci collega Michael a noi a livello umano una volta per tutte. Ecco un padre, come qualsiasi altro, la moglie e i figli al suo capezzale che pregano per lui. Una cosa che tutti possiamo raccontare. La cosa terribile è che spesso ci vuole qualcosa di simile per arrivare a dire ciò che veramente sentiamo per qualcuno. Mi auguro che Michael, dopo le cure, continuerà a ricevere il miglior trattamento possibile, per uscire vincente, ancora una volta. E’ quando lo vedi reagire che realizzi quanta stima merita».

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