Antonio Pappalardo: storia di un golpe borghese piccolo piccolo

L’onda di protesta del 9 dicembre si è divisa in queste ore. Da una parte c’è Danilo Calvani che spinge per la manifestazione a Roma, dall’altra Mariano Ferro (leader dei Forconi) e gran parte della direzione nazionale del coordinamento. Ferro e i suoi preferiscono riorganizzare la manifestazione rinnegando quello che si terrà mercoledì prossimo nella Capitale. Il pericolo secondo i forconi è che la protesta, ora spinta da Calvani, sia già “a rischio di infiltrazioni”. Che cosa è successo? E sopratutto chi sostiene l’iniziativa ora guidata dal ribelle in jaguar e Gabriele Bardarelli (che ha avuto una discussione di fuoco con il resto della squadra)? In rete gira una presunta mail tra il “generale” Antonio Pappalardo (che guidò con Calvani i trattori verso il Circo Massimo nel 2012) e il leader di Nazione Federale Giuseppe Papandrea. L’oggetto della comunicazione è “Senza casco senza forcone”. Nelle righe si parla di un documento (già pronto) che sarà approvato il 18 dicembre, alle ore 10,30, al cinema Capranichetta a Roma. Non solo, sempre Pappalardo comunica: «Poi con una delegazione del Popolo, Nostra e di Nazione Federale cacceremo i Criminali che si fanno chiamare politici per acclamazione popolare! Ci presenteremo, dinanzi ai palazzi del potere, con Carabinieri, Poliziotti, Finanzieri e Militari, che dovranno aiutarci a fare rispettare la Costituzione, la sentenza della Corte Costituzionale, e l’Ordine di Sfratto nei confronti di questi delegittimati».

Continua la protesta dei Forconi a Milano

LA MAIL – Il testo che gira su varie pagine Facebook (con tanto di mail indicate) è questo:

Egr. Giuseppe Papandrea
In quanto Leader di Nazione Federale D’Italia e quindi maggior esponente autorevole in rappresentanza del Popolo Italiano le scrivo

A parte che un leader di una singola realtà non può rappresentare il “popolo italiano” (non essendo manco un eletto in Parlamento) ma andiamo avanti…

Senza casco! Senza forcone!
I Carabinieri, Poliziotti e Finanzieri si sono tolti il casco in segno di solidarietà nei confronti dei manifestanti. Il Governo se l’è fatta addosso e pare che ci sia stata una riunione in fretta e furia al Viminale volta a sbloccare di corsa il pagamento degli straordinari arretrati alle forze di polizia e forse anche le indennità di missione e di funzione. Cose di cui si erano ampiamente infischiati. Ma la democrazia non si compra con il denaro. Democrazia e libertà sono ormai nel sangue dei Carabinieri, Poliziotti, Finanzieri e Militari! Per vincere occorre avanzare da tutta Italia verso Roma, non con carri armati, ma con un progetto serio che rappresenti tutti gli italiani con simboli del lavoro, con una grande unione che permetterà al Popolo di riconoscere in Nazione Federale D’Italia un progetto governativo maturo e responsabile, ma soprattutto che garantisce al popolo italiano onestà e garanzie economiche e politiche per la Rinascita della Nostra Italia. I carabinieri e i poliziotti si sono tolti il casco e allora i manifestanti debbono posare il forcone e il loro eccessivo ardore, che li porta a commettere atti di violenza che alla fine favoriscono questo regime. Andiamo a Roma, da tutta Italia, con un ORDINE DI SFRATTO. Questo documento è già pronto e verrà approvato il 18 dicembre, alle ore 10,30, al cinema Capranichetta di Roma. Poi con una delegazione del Popolo, Nostra e di Nazione Federale cacceremo i Criminali che si fanno chiamare politici per acclamazione popolare! Ci presenteremo, dinanzi ai palazzi del potere, con Carabinieri, Poliziotti, Finanzieri e Militari, che dovranno aiutarci a fare rispettare la Costituzione, la sentenza della Corte Costituzionale, e l’Ordine di Sfratto nei confronti di questi delegittimati. Il Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Pietro Alberto Capotosti, ha dichiarato: “Il Parlamento è esautorato, non potrà fare più niente”. Lui può parlare. Ha cessato di fare il Presidente della Corte Costituzionale il 6 novembre 2005, un mese prima che venisse approvato il “porcellum”. Lui è in regola! Ha aggiunto: “In teoria, dovremmo annullare le elezioni due volte del Presidente della Repubblica, la fiducia data ai vari governi dal 2005 e tutte le leggi che ha fatto un Parlamento illegittimo. Senonchè il passato si salva applicando i principi sulle situazioni giuridiche esaurite. Ma dal giorno dopo la pubblicazione della sentenza questo Parlamento è esautorato, perché eletto in base ad una legge dichiarata incostituzionale. Quindi, non potrà fare più niente e questo è drammatico”. Già si dice che il Parlamento sta correndo ai ripari per convalidare i 630 deputati prima della fine di gennaio. Il Popolo, al quale risale la sovranità, non può permettere questi rattoppi. Ci si deve presentare dal Presidente della Repubblica e consegnare l’ORDINE DI SFRATTO.
Con un grande corteo, proveniente da tutta Italia, a bordo di qualsiasi mezzo.
La attendo per gli ultimi accordi !
Cordiali Saluti – Gen. Antonio Pappalardo

guarda la gallery:

(Photocredits LaPresse)

MA COME? – La comunicazione ha alcuni punti poco chiari. Primo, la solidarietà dei poliziotti che si sono levati il casco è stata ampiamente smentita qui. Per quanto concerne il vertice flash svolto a sbloccare il pagamento degli straordinari arretrati alle Forze dell’Ordine la notizia è trapelata per prima sul blog di Beppe Grillo. On line però non ci sono altri canali che confermino l’evento. Più precisamente è ben descritto da varie testate cosa è successo poche ore dopo il presunto incontro: una aggiunta in più alle forze dell’ordine rispetto allo stanziamento per gli straordinari già previsto prima degli scontri in piazza di queste settimane. «Abbiamo presentato – ha spiegato il vicepremier Angelino Alfano – un emendamento alla legge di Stabilità che riconferma quanto la sicurezza sia una priorità del Governo. Con 100 mln di euro raddoppiamo il fondo per l’efficienza dei servizi istituzionali per le forze di polizia ad ordinamento civile e per quelle ad ordinamento militare, che vanno ad aggiungersi ai 149 milioni in più per gli straordinari già previsti nel testo approvato al Senato. Tutto ciò per ricompensare il massimo impegno sostenuto dalle forze di polizia nell’espletamento di servizi specialistici, la presenza e la reperibilità». Mentre si parla dell’illeggitimità di un Parlamento ancora né confermata né smentita dalla Corte Costituzionale stessa (sarà il deposito delle motivazioni della sentenza a chiarire ogni dubbio), si parla anche di un “ordine di sfratto” (da chi viene fatto nella realtà potete vedere qui) coadiuvato da militari e carabinieri che dovranno aiutare i cittadini nell’impresa. La situazione però descritta nella mail potrebbe portare alla violazione dell’articolo 283 del codice penale.


(Pappalardo con Calvani nel 2012 – Rivolta Forconi)

EX DEPUTATO – Ma chi è Antonio Pappalardo? D’origini palermitane è un ex generale dei carabinieri. Fu amico in passato del principe siciliano Alliata di Montereale Pappalardo (indicato da Gaspare Pisciotta come uno dei mandanti della strage di Portella della Ginestra del primo maggio 1947). Pappalardo fu eletto deputato nell’aprile del 1992 nelle liste del PSDI, nel collegio di Roma (qui i complimenti alla Bonino). Non solo, per via della sentenza del tribunale militare che lo ha condannato a otto mesi di carcere per diffamazione dell’ex comandante Antonio Viesti è stato destituito. Dopo sole due settimane in carica. E non senza amaro, come ricorda il Corriere della Sera:

Antonio Pappalardo non molla. Non si dimette da sottosegretario alle Finanze, come gli ha chiesto ieri l’ altro il presidente del Consiglio. L’ex ufficiale dei carabinieri, deputato socialdemocratico, chiede a Ciampi di “assumere lui la responsabilità “di revocargli l’incarico”.

RIMOSSO DAL COCER – Dopo la cacciata da Palazzo Chigi Pappalardo si rifece dopo, in una lettera a Ciampi, dove racconta della sua rivincita in Cassazione. Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dopo la parentesi politica torna nel 1999 al Cocer (rappresentanza parasindacale dell’Arma).  A capo del sindacato finisce sulle pagine dei giornali pubblicando un documento che “auspica a mutamenti politici e istituzionali”. Parole un po’ fuori dalle righe come ben descrive la pagina Cocer stessa:

Nel documento Pappalardo si chiede se l’Arma dei Carabinieri debba mantenere il suo “ruolo istituzionale”, oppure “fornire il suo contributo” alla “fondazione di un nuovo tipo di Stato e di una nuova Europa, che i partiti politici così come sono strutturati, e comunque lontani dai problemi dei cittadini, non riescono più a garantire”.

e anche:

si elabora un “teorema dell’irrazionalità” che vede un triangolo con tre vertici: il popolo, i carabinieri e i politici, con il popolo che “ama” i carabinieri ed “elegge” i politici e questi ultimi che “diffidano” dei carabinieri; mentre, in senso inverso, i Carabinieri “amano e si sacrificano” per il popolo, “diffidano e si tengono lontani” dai politici e questi ultimi “ingannano il popolo”.

Pappalardo a capo del Cocer si interessò in prima linea ad un cambio di rotta. Tanto che al tempo ne parlò anche con Massimo D’Alema. Un pezzo di Claudia Fusani per Repubblica descrive:

Questo, almeno, è quanto risulta dalle tre pagine e mezzo su carta intestata Consiglio Centrale di rappresentanza, datate 11 febbraio 2000 e firmate dal colonnello Pappalardo. Parlando con D’ Alema il colonnello dice: “Non possiamo continuare a turare falle. Ci siamo stancati. Potremmo (noi carabinieri, ndr) passare ad un deciso e aperto confronto con la polizia di Stato”. E D’ Alema risponde: “Dia assicurazione ai delegati che troverò le giuste soluzioni”

Per le righe del documento Cocer Pappalardo fu sollevato dal Comando del II Reggimento Carabinieri di Roma. Non uscì però subito dall’arma. L’ultimo incarico lo ebbe nel 2004/2005 come Capo di Stato Maggiore della Divisione Unità Specializzate Carabinieri. Poi, nel 2006, ricevette il congedo.

L’AVVENTURA IN MPA – Dopo la parentesi sindacale il generale tenta il ritorno nella politica sicula. Nel 2008 scende in campo con Raffaele Lombardo e il Movimento per l’Autonomia (MpA). Non fu eletto. Mpa otenne al tempo solo due senatori e lui rimase fuori. Tornerà a farsi sentire nel 2012, in corsa (infausta) come primo cittadino a Palermo. Nello specifico finirà sulle pagine dei giornali per i disordini di Lampedusa. Lui d’altronde conosce bene il piccolo comune essendo stato assessore alla Sicurezza di Lampedusa nell’amministrazione precedente. L’Ansa, linkata da SiciliaNews24, riporta:

Antonio Pappalardo, candidato alla poltrona di sindaco di Palermo alle prossime elezioni, risulta, insieme ad altre sedici persone, tra gli indagati della procura di Agrigento, per reati commessi a Lampedusa lo scorso 18 marzo, durante l’emergenza immigrazione. Il reato sarebbe quello di aver occupato la sede dell’Area marina protetta, di aver minacciato telefonicamente il sindaco dell’isola e di aver impedito l’attracco di motovedette che avevano a bordo immigrati soccorsi al largo dell’isola.

Lui replicò così

“Appena avrò acquisito tutta la documentazione dalla Procura. Comunque – aggiunge Pappalardo – è un fatto risibile. Il Sindaco di Lampedusa possibilmente si è sentito minacciare dalla mia voce “vibrante” al telefono. Siamo alle barzellette”

UN PONTE PER SEMPRE – Finita l’esperienza Mpa è bene ricordare che da luglio 2008 Pappalardo fu membro del consiglio di amministrazione della Stretto di Messina S.p.A.. Società che ora, tramite decreto del Consiglio dei Ministri del 15 aprile 2013, è in liquidazione. Con la nomina del commissario liquidatore Vincenzo Fortunato dal 14 maggio 2013 sono cessate tutte le cariche del cda, inlcusa quella dell’ex generale. È anche bene ricordare che il sogno del Ponte ha già dilapidato circa 400 milioni di euro di fondi pubblici, escludendo le altre cifre impiegate per pagare le penali.

REVOLUTION – Dalla Sicilia a Roma: andata e ritorno con tanto di “sfratto” con sé (sempre se la mail trafugata fosse confermata). D’altronde le intenzioni sono chiare. Come riporta Blog Sicilia il 12 dicembre l’ex generale, a margine di un incontro forconese a Catania, invitò: «Restare nella Capitale Roma fino a quando non andranno via, come è successo a Mubarak». Posare i forconi e portare un “ramoscello d’ulivo”. Lo sfratto potrebbe piombare a Montecitorio mercoledì. In Egitto vi ricordate come andò a finire?.

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