Gli atei sono più intelligenti dei credenti

Secondo gli autori di una ricerca, l’istruzione offre alle persone la possibilità di spiegare in modo razionale le cose del Mondo, eludendo i dogmi religiosi

In diversi test d’intelligenza, le persone credenti ottengono un QI dal punteggio più basso rispetto agli atei. Ciò non significa che essere credenti significa essere ignoranti. Gli atei sono probabilmente più intelligenti delle persone credenti, perché nella maggior parte dei casi i primi beneficiano di condizioni sociali migliori dei secondi; dunque di maggiore scolarizzazione. Quando si guarda a questo fenomeno dal punto di vista di confronti tra paesi, non è difficile individuare le possibili cause per cui gli Stati che risultano più intelligenti sono quelli tendenti ad una maggiore secolarizzazione.

I PAESI CON ALTA RELIGIOSITA’ SONO PIU’ SFIGATI? – Stando al loro grado di sviluppo, pare proprio di sì. Essi infatti risultano: più poveri, meno urbanizzati, con bassi livelli di istruzione, usano poco le nuove tecnologie, sono più esposti a malattie infettive che compromettono le funzioni celebrali, la loro popolazione nasce in sottopeso, sono malnutriti dalla nascita, sono esposti all’inquinamento da piombo che riduce il QI.

L’ATEISMO NON E’ PERO’ SEMPRE SINOMINO D’INTELLIGENZA – Secondo alcuni autori che sono pervenuti a queste osservazioni: “L’istruzione accresce il pensiero razionale e fornisce alle persone razionali meccanismi non-mistici per la comprensione del mondo. In breve, l’educazione offre agli utenti la possibilità di cercare un’alternativa razionale al dogma religioso. ” Questo argomento è ragionevole, ma è incompleto. Ci sono molti più atei in Europa che negli Stati Uniti e ciò non vuol dire che gli europei sono più intelligenti o più istruiti. Inoltre, non è detto che la religione provoca stupidità, se non altro perché alcune delle persone più brillanti della storia, come Isaac Newton, erano molto religiose come la maggior parte dei loro contemporanei.

LA RELIGIONE AIUTA A SOPPORTARE LE DIFFICOLTA’ – La correlazione tra QI e religiosità ricorda il dibattito lungo e noioso in merito alla correlazione tra i punteggi QI e il colore della pelle, che ha infervorato il dibattito tra scienziati ma alla fine non è stata provata. La questione veramente interessante ma inesistente in questo dibattito è perché l’ateismo è diffuso principalmente nei paesi sviluppati. Ciò può essere spiegato col fatto che la religione aiuta le persone a confrontarsi con il terrore delle incertezze economiche nella loro vita. Ecco quindi che i popoli dei Paesi meno sviluppati si rifugiano nella religione.

NOTIZIA RICORRENTE – Non è la prima volta che una ricerca arriva a queste conclusioni: già nel 2008 il professor Richard Lynn aveva lanciato una provocazione che aveva suscitato numerose polemiche; e “nel suo studio il professor Lynn è stato affiancato da John Harvey ed Helmut Nyborg, i quali hanno rispolverato alcune analisi risalenti al 1990, secondo le quali solo il 7 per cento dei membri della American National Academy of Sciences risultava aderente a una confessione religiosa”.

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