Come cambia il sistema dei medici di famiglia

L’Italia dirà addio alla figura del medico di base che lavora da solo nel suo studio. Come spiega il Sole 24 Ore, si avvia ad essere riformato il sistema dell’assistenza medica offerta nel nostro Paese. Saranno previsti due sole forme organizzative, quelle mono (soltanto medici di famiglia o specialisti o pediatri) e quelle pluriprofessionali, con le stesse figure che lavoreranno insieme. I medici saranno raggruppati all’interno di “aggregazioni funzionali territoriali” e “unità complesse di cure primarie”. Sarà prevista l’adesione obbligatoria dei medici all’assetto regionale e l’istituzione del “ruolo unico”: come chiarisce il quotidiano economico saranno cioè previsti requisiti e accesso uguali per tutti, sia nell’assistenza primaria che nella guardia medica, attraverso una graduatoria per titolo rilasciata ogni anno dalle Regioni. Il sistema della medicina convenzionata verrà così ridisegnato secondo le indicazioni previste nel decreto Balduzzi, poi convertito in legge.

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LA RIFORMA DEL SISTEMA DEI MEDICI DI FAMIGLIA – Cosa cambia in concreto? Grazie al ruolo unico, gli assistiti ritroveranno gli ex medici di base ed ex medici di guardia che si alterneranno tutti con turni come in un pronto soccorso codice bianco. Ai circa 45mila medici di famiglia si aggiungono le guardie mediche per un numero totale di 60mila 554 unità: si dovrà garantire l’assistenza e la continuità per 24 ore al giorno e sette giorni su sette, all’interno delle nuove strutture che dovranno essere create in tutto il territorio nazionale. L’obiettivo sarà quello di offrire agli italiani «medici di famiglia sempre aperti», spiega il quotidiano economico.  Saranno poi previsti requisiti e accesso uguali per tutti, sia nell’assistenza primaria che nella guardia medica, attraverso una graduatoria per titolo rilasciata ogni anno dalle Regioni. Il capitolo più spinoso resta quello dei compensi. Il motivo? Le Regioni hanno intenzione di rivedere tutte le indennità erogate per associazioni, informatica e collaboratori. Modifiche anche per il sistema dei diritti sindacali e i criteri di rappresentanza. Sarà esteso anche al settore della medicina di base il meccanismo di premialità e trasparenza gestionale prevista con la riforma Brunetta. Per quanto riguarda i pediatri che prendono in cura i bambini obbligatoriamente fino a sei anni, per poi poterli tenere sotto la propria assistenza fino a 14, è poi previsto come non avranno soltanto funzioni di cura, ma anche di sorveglianza, attraverso visite di controllo e prevenzione sullo sviluppo fisico del ragazzino.

LA RIFORMA E LE PERPLESSITÀ – Questi sono i contenuti della bozza di atto di indirizzo che dovrebbe essere approvata dal comitato di settore Regione-Sanità. Adesso manca soltanto l’approvazione da parte dei presidenti delle diverse regioni italiane. Una volta ottenuto, avrà inizio la trattativa con i sindacati. L’obiettivo è quello di azzerare tutti gli accordi oggi in vigore, per poter riformare il sistema attraverso un maggiore collegamento tra i medici che lavorano nel territorio e la programmazione regionale. Giacomo Milillo, presidente della Fimmg (uno dei maggiori sindacati dei medici), ha però ammonito le Regioni: «Sbagliano se credono di poterci attribuire sempre più compiti, senza garantire i nostri diritti», sottolineando poi come i medici di base non accetteranno imposizioni applicative che stridono con il loro profilo di liberi professionisti convenzionati. Se le Regioni non vorranno essere aperte al dialogo, i medici sono anche pronti a scioperare. Ma non solo: il sindacato ha anche chiesto al ministero di poter partecipare a redigere il nuovo “Patto della Salute”. Il ministro Lorenzin ha però cercato di rassicurare i medici, replicando che ci sarà spazio per il confronto e come il Patto vada comunque condiviso con gli attori principali. Ovvero, i medici stessi.

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«L’ULTIMO MIGLIO» – Durante il congresso della Fimmg – come riporta il Sole – Milillo ha però spiegato come la medicina si trovi «all’ultimo miglio», sottolineando come il prossimo accordo nazionale sarà «una importante novità per la categoria, oltre che l’occasione di una profonda riforma delle norme che hanno regolato e condizionato la medicina generale nei trenta anni precedenti». Una sorta di rifondazione della medicina generale così com’era stata per ora concepita.

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