Perché la Germania ha tratto un enorme beneficio dall’euro

La Germania è il paese che più ha tratto vantaggi dall’euro. L’unione monetaria sigillata dai Trattati di Maastricht, di cui ricorre il ventennale in questi giorni, ha permesso all’economia tedesca di frenare le svalutazioni competitive che aiutavano i paesi del Sud Europa come Italia e Spagna. Senza un’unione politica però difficilmente l’eurozona potrà funzionare viste le divergenze che si sono create con la crisi.

European Debt Crisis Grows

VANTAGGIO TEDESCO – Il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung dedica un commento all’unione monetaria ed economica, la cui fondazione è avvenuta vent’anni fa con la stipula dei Trattati di Maastricht che hanno dato vita all’UE. L’addio al marco fu accolto con scetticismo in Germania, perché era vissuto come un cedimento alle richieste di Francia e Gran Bretagna per dar avvio all’Unione Europea. Senza il pensionamento del simbolo della forza del gigante economico tedesco gli altri paesi leader del Vecchio Continente non avrebbero dato vita all’approfondimento delle istituzioni comunitarie. Il rimpianto di allora, però sottolinea SZ, è stato ampiamente ripagato dal vantaggio conseguito dall’economia tedesca. Fino all’avvenuto dell’unione monetaria i paesi del Sud Europa potevano acquisire competitività grazie alle svalutazioni della loro moneta, un’arma che è stata seppellita dall’euro. Il livellamento dei mercati garantito dalla valuta comune ha costituito un ulteriore favore acquisito dalle economie più forti, in primis quella tedesca.

EURO BENE COMUNE – Per Süddeutsche Zeitung un addio all’euro di alcuni paesi o la disintegrazione dell’unione monetaria rappresenterebbero un grande problema per le aziende tedesche. Ancora una volta l’economia più forte d’Europa si troverebbe confrontata con beni con ragioni di scambio inferiori, che in passato hanno eroso il vantaggio competitivo dei prodotti made in Germany. «Il nuovo marco si apprezzerebbe del 30 o del 40% rispetto alle monete del Sud Europa, e questo produrrebbe una distruzione di milioni di posti di lavoro» , sottolinea il quotidiano tedesco. Questa considerazione rafforza la convinzione che l’euro non sia stato un errore, bensì sia stata lacunosa la sua costruzione. Le fondamenta di Maastricht, costituite da un debito pubblico del 60% ed un deficit annuale massimo al 3%, hanno retto fino a quando gli stati li hanno osservati per entrare nella moneta unica. Quando i benefici dell’euro sono stati ottenuti, però, gli stati membri dell’unione monetaria non si sono più curati di consolidare le loro finanze pubbliche, esplose successivamente per colpa della recessione seguita alla crisi finanziaria.

PROBLEMA DIVERGENZA – Süddeutsche Zeitung rimarca come una volta entrati nell’euro i soliti sospetti, come l’Italia o la Grecia, abbiano goduto dell’euforia dei bassi tassi di interesse, spendendo di più di quanto potessero permettersi, aumentando i salari e accumulando debiti poi diventati insostenibili quando i rendimenti si sono innalzati di colpo per effetto della crisi dei debiti sovrani. SZ cita il 2004 come l’anno chiave per il tradimento di Maastricht. All’epoca si era scoperto che la Grecia avesse manipolato i conti per entrare nell’euro, ma nessuno stato fece precessione per sanzionare l’infrazione palese delle norme comunitarie. Il quotidiano tedesco però dimentica, in questo resoconto del tradimento di Maastricht, il pensionamento del Patto di Stabilità e Crescita deciso proprio da Germania e Francia. L’allora cancelliere Schröder insieme al presidente Chirac rifiutarono la procedura per deficit eccessivo iniziata dalla Commissione, che su pressione politica dei paesi più importanti non denunciò il comportamento di Berlino e Parigi di fronte alla Corte di Giustizia dell’UE.

UNIONE POLITICA – La ricostruzione parziale del tradimento del Trattato di Maastricht evidenziata da SZ, quotidiano meno rigido rispetto all’austero conservatorismo di Faz e Die Welt, attribuisce al Sud Europea la falsa direzione seguita negli anni precedenti allo scoppio della crisi, che ha poi portato all’esplosione del problema dei debiti sovrani dal 2010 ad oggi.  Per Süddeutsche Zeitung  il Trattato di Maastricht può essere sintetizzato in due modi: una giusta idea, ed una cattiva realizzazione. In questi ultimi vent’anni ci si è sempre chiesto se un’unione monetaria potesse funzionare senza un’unione politica. La risposta fornita dal presente evidenzia come l’euro rimarrà stabile solo si costringeranno gli stati membri a politiche economiche simili, ottenibili solo con un’ulteriore rinuncia alla sovranità nazionale. Il quotidiano tedesco auspica una Maastricht II, che consolidi di nuove fondamenta le visioni dei padri fondatori dell’unione monetaria.

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