Terremoti, in Italia peggio che in Giappone?

Il nostro paese non è come l’arcipelago asiatico. Ma, in proporzione, il Sol Levante è molto meglio attrezzato di noi.

Gli esperti ne sono sicuri. Un sisma come quello giapponese avrebbe devastato l’Italia e praticamente raso al suolo Roma. Parola di Guido Bertolaso, che così dice stamattina sul Corriere della Sera. D’altronde una certa esperienza la ha, Bertolaso, essendo stato Capo Dipartimento della Protezione Civile, e quindi carica di Stato istituzionalmente deputata a segnalare se qualcosa non va nel rischio sismico italiano e nelle strutture necessarie a scongiurarlo.

IPSE DIXIT – L’Italia non è pronta. Lo dice Bertolaso.

Fosse successo in Italia?
«Vogliamo dire un terremoto della stessa potenza con lo stesso epicentro di quello dell’Aquila di due anni fa?».

Sì, come quello dove lei è intervenuto da capo della Protezione civile. Che danni avremmo avuto?

«Questo terremoto giapponese è circa 20 mila volte più potente di quello dell’Aquila. Credo che dopo aver devastato tutte le province dell’Abruzzo, un sisma di questa intensità avrebbe raggiunto Roma e l’avrebbe praticamente rasa al suolo».

Noi non abbiamo certo le stesse strutture antisismiche e gli stessi meccanismi di prevenzione del Giappone?
«No, purtroppo».

Eh, purtroppo. Come se lui fosse stato altrove negli ultimi anni. Ma non c’è da fare demagogia, perchè il Capo Dipartimento della Protezione Civile prende ordini dal governo e non ha la possibilità di auto-stanziare i fondi necessari a migliorare le infrastrutture.

DIFFERENZE – Insomma, probabilmente non è colpa di Bertolaso. Fatto sta che l’Italia non è il Giappone, e quindi, ragionare chiedendoci se il terremoto giapponese sarebbe stato un problema per l’Italia, non ha senso. Il sisma giapponese ha devastato l’isola nonostante le immani strutture antisismiche di cui il paese del Sol Levante dispone in maniera più che abbondante. Al tempo del terremoto dell’Aquila, infatti, erano stati molti i servizi giornalistici ad evidenziare come se in Italia fossero state applicate, appunto, le misure sismiche giapponesi, in Abruzzo non sarebbe successo più o meno nulla. Proprio perchè la scala di pericolosità è ben diversa fra i due paesi: un terremoto come quello dell’Aquila, in Giappone, se lo mangiano a colazione. I loro palazzi isolati dal terreno avrebbero ballato un po’, non impedendogli di continuare la loro vita di tutti i giorni.

IN GIAPPONE – No, l’Italia deve chiedersi se è pronta ad affrontare le proprie vicende sismiche. Il Giappone è pronto ad affrontare le proprie, ed infatti subisce danni solo dalle catastrofi naturali immani, fuori da ogni previsione, come quella di ieri. A gestire l’ordinaria amministrazione dei loro terremoti, i Giapponesi ce la fanno. E gli italiani?

I terremoti sono molto frequenti in Giappone perché in quella zona da tempi immemori ci sono due pezzi di crosta terrestre che si scontrano, uno è quello che si trova sotto l’Oceano Pacifico e l’altro è quello dell’Asia. Si tratta di fenomeni naturali e inevitabili, con cui da tempo hanno imparato a convivere». Mario Tozzi, geologo e ricercatore del Cnr, spiega il modo in cui l’arcipelago nipponico affronta il problema sismico, sottolineando la differenza tra un approccio concreto e lungimirante e l’impreparazione del nostro Paese. Secondo l’Agenzia meteorologica giapponese il sisma di ieri è stato il più potente mai registrato nel Sol Levante. Alla scossa principale ne ha fatto seguito poco dopo un’altra di notevole intensità, accompagnata da decine di vibrazione di assestamento.

Su Terra è Mario Tozzi, geologo e divulgatore molto noto, intervistato dal quotidiano dei Verdi, a chiarire che in Italia terremoti ben minori di quello giapponese, ma ampiamente gestibili, non sarebbero – e non sono stati – prevenuti come sarebbe peraltro possibile fare.

In Giappone una scossa di 8,9 gradi della scala Richter provoca un numero di vittime relativamente contenuto. A L’Aquila il sisma di due anni fa, di 5,9 gradi, ha causato oltre 300 morti. Perchè questa sproporzione?
In Italia le probabilità che si verifichi un terremoto forte come quello di ieri sono praticamente inesistenti. Se accadesse, il numero di morti arriverebbe probabilmente a 100mila, a causa della nostra impreparazione nei confronti dei fenomeni sismici. In Giappone sanno come si costruisce in maniera anti-sismica: usano criteri adeguati e materiali di alta qualità, evitando le zone a rischio. Da noi questo non succede. Inoltre il popolo giapponese ha ormai imparato a convivere con i terremoti, che sono entrati a far parte della sua cultura. Qui invece si è sempre avuto un rifiuto nei confronti di questo fenomeno, con cui sarebbe piuttosto necessario imparare a convivere. Non bisogna dimenticare che non è il terremoto di per sé che causa vittime ma il crollo di edifici e infrastrutture che se fossero costruiti in modo adeguato e lontano dalle aree più esposte resterebbero in piedi.

Insomma, il problema è solamente culturale.

LEGGI IN DEROGA – Non siamo in grado, dicono gli esperti, di rapportarci con il nostro paesaggio e la natura del nostro paese. Il che è testimoniato dalle cicliche catastrofi naturali che affliggono un paese come il nostro, in fascia climaticamente temperata e, in linea di massima, soggetto a rischio sismico nella norma. Le frane vicino a Vibo Valentia, le inondazioni in Veneto, i collassi in Sicilia: tutto merito di una politica urbanistica scellerata e “in deroga”. Tozzi la denuncia, l’ha sempre denunciata anche Guido Bertolaso, a dire la verità, ma nessuno ha mai fatto niente.

In realtà, dal 2008 anche l’Italia si è dotata di nuove norme che garantiscono la massima sicurezza in materia di edilizia in aree a rischio, essendo la Penisola classificata tutta come zona sismica…
Le norme ci sono ma se non vengono applicate o se la concessione di deroghe continua, il problema resta.

Insomma, non serve il Giappone per devastare l’Italia: basta l’incuria quotidiana del nostro paese.

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