Il Piano Kalergi: l’ultima fantasia neonazista

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IL PIANO DEL CONTE – Da quello che dice Honsik e ne riferiscono le cronache italiane sopra ricordate, nel suo libro ci sono diverse affermazioni del conte che dimostrerebbero: «Il suo disprezzo per il Governo popolare lo manifestò in una frase del 1966, nella quale ricorda la sua attività del dopoguerra: “I successivi cinque anni del movimento Paneuropeo furono dedicati principalmente a questa meta: con la mobilitazione dei Parlamenti si trattava di forzare i Governi a costruire la Paneuropa». Kalergi era sicuramente un elitarista ed è stato anche razzista, pur se in una prospettiva opposta paradossalemente all’antisemitismo hitleriano, nelle espressioni che ha usato per descrivere un’evoluzione della storia europea che secondo lui si sarebbe opposta a quella nazista, Kalergi all’epoca considerava gli ebrei dell’Europa Occidentale una razza, sebbene una razza in qualche modo superiore grazie alla severa selezione darwinina alla quale era stata sottoposta dalle persecuzioni dei cristiani. L’emancipazione degli ebrei aveva rappresentato anche l’emancipazione dell’Europa dall’era feudale, il crollo della classe nobiliare e il sorgere di quella mercantile e gli ebrei avevano fornito quelle competenze utili ad accellerare il processo. Secondo Kalergi non bisognava sterminare gli ebrei europei, semmai affidare loro maggiori responsabilità

IL MONDO ALLA ROVESCIA – Niente che possa piacere ai razzisti, e così l’anacronistico testo dell’aristocratico austriaco è diventato il punto di partenza (e di arrivo) per dimostrare l’esistenza di un “piano Kalergi” riscostruito ritagliando e aggiustando frasi prese dal libro. Che Kalergi divagasse in libertà si capisce bene fin dal suo piano “mondiale”, che prevedeva di arrivare a un governo planetario attraverso la formazione di cinque grandi unioni regionali: gli Stati Uniti d’Europa più le colonie francesi in Africa, un’unione panamericana tra Nord e Sudamerica, il Commonwealth britannico sparso per il mondo, un’unione panasiatica tra Cina e Giappone e un’Eurasia sovietica. All’epoca della pubblicazione del libro Richard Nikolaus von Coudenhove-Kalergi aveva 29 anni e al delirio del suprematismo nazista opponeva il sogno di una umanità che al termine del completo rimescolamento si sarebbe ritrovata: «L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura  eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di identità». 20 anni dopo e dopo l’esperienza della Seconda Guerra Mondiale Kalergi continuerà a seguire il suo ideale paneuropeo, ma come tutti gli europei probabilmente si ritrovò ad avere idee nuove e diverse rispetto a quelle di vent’anni prima, tanto che lascerà cadere nel dimenticatoio il suo libro vecchio libro, che comunque non è mai stato la rappresentazione di un piano per la realizzazione del genocido dei bianchi europei, quanto piuttosto un insieme di riflessioni, spesso sul filo del paradosso, che si contrapponevano alla predicazione nazista e al suo sogno di reich millenario.

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