Ariel Castro: il mostro di Cleveland è morto mentre faceva sesso?

Il rapitore di Cleveland Ariel Castro, trovato impiccato in prigione lo scorso 4 settembre, non si è suicidato, ma è deceduto accidentalmente durante un atto sessuale. Lo rivela un rapporto investigativo pubblicato ieri dalle autorità dell’Ohio, secondo il quale, inoltre, i funzionari del carcere avrebbero falsificato i registri per nascondere il mancato controllo alla cella del mostro il 3 settembre, giorno della morte.

 

Ariel Castro

 

LA MORTE PER AUTOEROTISMO – Nel dettaglio, la relazione del Dipartimento di riabilitazione e correzione dello stato americano sostiene che Castro, che quando è stato trovato privo di vita in cella aveva pantaloni e mutande abbassate fino alle ginocchia, ha perso la vita per un’asfissia autoerotica, una forma di masochismo sessuale, dove il flusso del sangue al cervello si riduce al fine di migliorare il piacere della masturbazione. Inoltre, è stato evidenziato che nelle ore precedenti la morte le due guardie carcerarie che dovevano tenere il detenuto sotto sorveglianza hanno evitato per almeno 8 volte di eseguire i controlli previsti.

LA CELLA CON LA BIBBIA APERTA – Ariel Castro stava scontando una condanna a vita (a più di mille anni di carcere) per il rapimento, la detenzione e la tortura di tre giovani donne di Cleveland (Michelle Knight, 32 anni, Gina DeJesus, 23, e Amanda Berry, 27), ma al giorno della scomparsa aveva trascorso dietro le sbarre soltanto poco più di un mese. Il rapporto rivela che Castro non ha lasciato alcun messaggio che facesse riferimento ad un gesto estremo. Nella cella sono state trovate una Bibbia aperta e diverse foto della famiglia. In alcuni scritti, infine, Castro si lamenta delle molestie verbali subite da altri reclusi e dal personale del carcere.

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