Wikileaks svela la rete di supporto ai terroristi delle Torri Gemelle: l’Fbi indaga

Sta facendo rumore – e avendo conseguenze sostanziali – la rivelazione recuperata dal Daily Telegraph.

Molte sono state le indagini che le forze di sicurezza americane hanno compiuto, all’indomani dell’attentato terroristico di Al Qaeda alle Torri Gemelle di New York, 11 settembre 2001, per capire, indagare, scoprire la verità. Ma c’è un lato della vicenda che non si riuscì mai ad approfondire appieno: se fosse vero o meno che i terroristi in volo sugli arei fossero stati coadiuvati da basisti sul territorio americano.

NUOVE RIVELAZIONI – Da qualche giorno, muovendo da rivelazioni di Wikileaks, il Daily Telegraph ritiene di avere fra le mani del materiale davvero scottante, che proverebbe come alcuni uomini, partiti dal Qatar, fossero in giro sul suolo americano poche settimane prima degli attentati.

Documenti segreti rivelano che tre uomini del Qatar condussero attività di sorveglianza sugli obiettivi, fornirono supporto al complotto e ottennero biglietti per un volo verso Washington alla vigilia delle atrocità. I sospetti terroristi volarono da Londra a New York su un volo BA tre settimane prima degli attacchi. Avrebbero condotto ispezioni al World Trade Center, alla Casa Bianca ed in Virginia, lo stato in cui trovano spazio il Pentagono e la sede della Cia. Tre giorni dopo volarono a Los Angeles dove alloggiarono in un albergo vicino all’aeroporto, luogo che l’Fbi ha ora stabilito essere stato pagato da un “terrorista condannato”, che pagò anche i loro biglietti aerei. Il personale dell’Hotel ha detto agli inquirenti di aver visto uniformi da pilota nelle loro stanze insieme a stampe che descrivevano nomi di piloti, numeri identificativi di voli e pacchi indirizzati alla Siria, a Gerusalemme, all’Afghanistan e alla Giordania.

Così il Telegraph che, come abbiamo detto, muove dal consueto dispaccio riservato scovato da Wikileaks. L’agente americano con base a Doha, Qatar, avvisa base Langley della pericolosità del soggetto segnalato, consigliando di inserirlo nella lista dei personaggi che pongono un “serio rischio” all’aviazione civile e sottolineando l’incredibile coincidenza degli orari e delle date e la vicenda delle divise da pilota nascoste nella stanza di albergo. Ci si chiede perchè, se queste informazioni erano note, le indagini non siano partite prima tenendo conto di queste rivelazioni.

RIAPRIRE LE INDAGINI – Fatto sta che l’Fbi, muovendo da queste rivelazioni del quotidiano britannico, ora starebbe chiedendo alle proprie articolazioni interne di riaprire il fascicolo 11/9 considerando in maniera più approfondita il ruolo che questi “basisti” avrebbero avuto nel facilitare gli attentati e nel prepararne il terreno.

La divisione antiterrorismo dell’Fbi ha chiesto al proprio staff di ricontrollare le prove raccolte sulle attività dei quattro uomini mediorientali che avrebbero dato una mano nell’ispezione dei bersagli. (…) L’emersione delle preoccupazioni dell’Fbi riguardo gli uomini hanno condotto a nuovi dubbi negli Usa riguardo l’accuratezza delle indagini originali, che non riuscirono a raccogliere nessuna prova di una rete di supporto per i 19 dirottatori che fecero schiantare i 4 aerei passeggeri con una perdita di almeno 3.000 vite.

Il problema, spiega il Telegraph, è che molti degli agenti che si occuparono dell’originale inchiesta hanno ormai abbandonato il bureau, e che quindi riaprire i fascicoli sarà un’attività lenta e difficoltosa.

DUBBI E SEGRETI – Davanti a queste nuove rivelazioni, è giocoforza che gli esponenti politici che pilotarono le attività di indagine sul caso ammettano che il cable del sito fondato da Julian Assange non fa che complicare la situazione.

Eleanor Hill, già direttrice dello Staff per la commissione d’inchiesta bicamerale che investigò gli attacchi dell’11/9 nel 2002, afferma che il cable solleva nuove domande sull’accuratezza del lavoro dell’Fbi. Parlando all’NBC ha detto: “Tutto questo aggiunge materiale alle preoccupazioni che abbiamo avuto otto anni fa. Uno dei problemi che avemmo fu quello di stabilire se questi dirottatori fossero spuntati fuori dal nulla o se non ci fosse stata, in effetti, una rete di supporto che li aveva aiutati a preparare gli attacchi”.

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