Sai cosa c’è nelle sigarette di contrabbando?

Belle, fresche, surgelate. Stipate nei fondi di un tir o nei borsoni di insospettabili viaggiatori dall’est. Sono queste le condizioni delle sigarette contraffatte e di contrabbando che approdano sulle strade italiane e vengono vendute al mercato nero. Nel 2011 le bionde sequestrate sono state circa 278 tonnellate.La guardia di finanza ne ha ricettato circa 130 tonnellate solo da inizio anno. Il mercato è in forte crescita e i danni per il fisco italiano ammontano a circa . Circa il 70 per cento dei sequestri, secondo Sportello dei diritti, avviene lungo la costa adriatica con Ancona, Bari e Brindisi in testa. Le Marche e la Puglia raggiungono circa il 60 per cento del totale dei sequestri effettuati dalle fiamme gialle.

GERMANY, revenue stamps on cigarette packets.

COSA SONO – Nome in slang: ‘cheap white’. Luogo di nascita: Paesi dell’Est europeo e Medio Oriente. Le sigarette contrabbandate non sono ammesse alla vendita all’interno dell’Unione europea, perché non corrispondenti agli standard di sicurezza comunitari. Contengono elevati livelli di catrame, nicotina e monossido di carbonio. Senza contare poi altri ingredienti estranei utilizzati nella loro produzione. La giurisprudenza che regola il mercato per evitare le false bionde risale al 1973. Eppure le false si comprano da sempre. Con la crisi anche di più: costano solo 2-3 euro a pacchetto. «Questa particolare tipologia di sigarette – ha raccontato il colonnello Cosmo Virgilio, capo della sezione Dogane e Monopoli del Comando generale della Guardia di Finanza – è ormai di gran lunga la più frequente nei sequestri operati per il contrasto del fenomeno del contrabbando di tabacchi lavorati esteri ed arriva a circa il 72% del totale. Un mercato clandestino molto forte nei Paesi del Nord Europa, dove la tassazione sui tabacchi è piuttosto alta». Il giro d’affari è largo. Secondo la Federazione italiana Tabaccai: «Negli ultimi dodici mesi il mercato del tabacco ha registrato una contrazione totale, a valore pari all’8%. Le stime più puntuali imputano al fenomeno delle vendite illegali un peso del 50% di detta contrazione, ossia il 4% del mercato. Se si considera che nel 2012 il mercato italiano del tabacco ha assicurato circa 14 miliardi di euro, possiamo stimare che nel 2013 la piaga purulenta del mercato nero costerà all’erario oltre mezzo miliardo di euro».

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I TEMPI CAMBIANO – Basta con i viaggi via gommone, ora si approda in Italia dentro Tir e furgoni, sfruttando intercapedini ed imballaggi. A facilitare tutto la libera circolazione nell’unione e i documenti (legali) da presentare in dogana. Le carte dichiarate però nascondono il prezioso carico. Non solo, a volte è meglio frammentare la merce e dividerla in più viaggi. Punto di partenza Nord-Est europeo, fronte caldo di questo tipo di mercato. Via mare si parte dalla Grecia verso le coste adriatiche, in particolare la Puglia (aree migliori per immettere tutto subito sul mercato). Napoli inoltre è una roccaforte della vendita cheap-white. Dietro lo smercio ci sono sempre più stranieri e meno italiani (elemento diverso rispetto al passato). Spesso l’Italia diventa un punto di transito per lo smercio internazionale.

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(Videocredits: Guardia di finanza)

I MECCANISMI – Nel nostro paese il tabacco lavorato frutta per il fisco circa 15 miliardi di euro l’anno. Per Fit un calo delle vendite del 5 per cento (che equivale alla fetta ora acquisita a livello nazionale del mercato nero) manda in fumo 700 milioni euro. All’estero spesso sono i stessi rivenditori a fare mercato nero, in Italia tutto questo fortunatamente non è possibile ma lo spaccio avviene tramite banchetti illegali o ambulanti per la strada. A giugno, nella ridente Treviso, durante l’operazione “Frozen blondes”, i finanzieri hanno scoperto un vero e proprio sodalizio che toccava l’Ucraina, la Moldavia, la Slovenia e l’Italia. Dietro di tutto un’ azienda di autotrasporti italiana che trasportava normali pannelli isolanti usati per la costruzione di frigoriferi industriali. Con dentro però il “carico speciale”: ovvero 24 mila stecche di T.L.E. per complessive 4,7 tonnellate di varie marche (Marlboro e Chesterfield). A coprire tutto doppifondi e documentazione extra-contabile usata per vendite (legali) precedenti. Quanto è stato evaso col giochino trevigiano? Circa 1 milione di euro per un carico dal giro di 1,2 milioni di euro, tutti pronti per il mercato nero. Negli aeroporti invece è in voga il tramite. A Bari, come funziona per i corrieri della droga, una donna georgiana portava con sé 60 stecche di bionde avvolte in sacchetti di plastica. A Varese, la scorsa primavera, l’operazione “Gold mount”, ha bloccato circa circa 3 tonnellate di t.l.e. di contrabbando e con oltre un centinaio di persone coinvolte nella “tratta”. «La nuova frontiera del contrabbando – spiegano dalla Guardia di Finanza locale – è ora l’aeroporto di Malpensa, moderno melting pot in cui chi vigila non conosce personalmente, come in passato, il suo “avversario”».

FALSE SOLUZIONI – Come contrastare il fenomeno? Nel dicembre 2012 la Commissione Europea ha presentato una proposta di revisione della Direttiva 2001/37/CE, relativa a produzione, presentazione e vendita dei prodotti del tabacco, trasmessa a Parlamento Europeo e Consiglio dell’Unione Europea per l’avvio della procedura legislativa ordinaria (procedura di codecisione), che dovrebbe concludersi intorno alla fine del 2014. Le associazioni di categoria però storcono il muso: la standardizzazione del pacchetto non è utile a contrastare il fenomeno anzi lo aumenta. Se il pacchetto non potrà più avere alcun tipo di rilievo come scovare i falsi? GLi ologrammi previsti nella direttiva non sarebbero abbastanza. La Federazione italiana tabaccai e Indicam, istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione hanno proposto la rintracciabilità elettronica del pacchetto: ovvero tramite un codice, inserito in ogni pacchetto, si può risalire facilmente a produttore, rivenditore e paese d’origine. Con un click si può capire se il prodotto è conforme agli standard europei o meno. «Da una parte – ha spiegato a Labitalia Silvio Paschi, segretario generale di Indicam – si chiede la tracciabilità del prodotto, dall’altra si auspica il pacchetto standard, uguale per tutte le marche di sigarette. Siamo in presenza – avverte – di una palese contraddizione, perché più il pacchetto è standard e più prodotti illeciti, con facilità, possono venire fabbricati e prodotti nell’Unione. Ovviamente l’introduzione del pacchetto generico risponde a una logica punitiva nei confronti dei produttori di tabacco, ma il pacchetto bianco rende più facile ai contraffattori di creare pacchi fasulli. Non si può espropriare un segno distintivo, non pensando alle conseguenze in termini appunto di contraffazione e di tracciabilità del prodotto». L’Unione europea però paradossalmente sembra non accorgersi del problema. Con pacchetti “anonimi” e sempre più facilmente riproducibili sarà più facile alimentare il circolo delle bionde: con arsenico e segatura inclusi nel prezzo.

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