Primi piani del pube femminile, bufera sul calendario di Toscani

Gli scatti dell’organo realizzati per il consorzio Vera pelle scatennano la reazione indignate delle donne.

Creatività o offesa alla dignità delle donne? Ci si divide sul calendario 2011 del consorzio Vera pelle conciata al vegetale di Ponte a Egola di Pisa, realizzato con gli scatti del noto fotografo Oliviero Toscani ed in distribuzione con la rivista Rolling Stones.

12 FOTO DEL PUBE – Le 12 immagini sono inquadrature del pube femminile. Senza veli. Non depilato. “Qui si mostra l’essenziale, e non quello che si vede nei soliti volgari calendari di pin up, che mostrano tutto meno che quello”, ha commentato l’autore delle foto. Il pelo, secondo Toscani, è “un disvelamento al contrario”. Diverso il parere delle donne rappresentanti delle istituzioni. la loro reazione non si è fatta attendere. Maria Federica Giuliani, presidente della commissione Pari opportunità del consiglio comunale di Firenze ha espresso “indignazione e grande amarezza”. Il calendario, ideato a scopo promozionale e del quale sono state stampate 75mila copie, ferirebbe “la popolazione femminile, ledendo macroscopicamente la dignità delle donne: non solo donne-oggetto ma ora anche pelle-vegetale”. L’Associazione Libere Tutte sulla stessa lunghezza d’onda condanna l’opera parlando di “ennesimo episodio di uso del corpo delle donne a scopo pubblicitario attraverso immagini lesive della dignità”.

DONNE INDIGNATE – Oggi è ancora più netta l’assessore all’istruzione Rosa Maria di Giorgi, che dice: “Peggio della logica con cui vengono realizzati i calendari per meccanici. Peggio anche di quelli per camionisti. Queste foto del pube, per ogni mese dell’anno, è la peggiore logica cui poteva arrivare. Una provocazione che produce soltanto danno. Mi sembra assolutamente inutile e diseducativo che un’artista come Toscani usi un tipo di formula del genere. Mi appello affinchè vengano tolti dalla diffusione”. “La creatività – sentenzia – si può esprimere in altri modi”. Repinge l’accusa di essere “bigotta” e denuncia: “Il concetto di femminilità viene elaborato in maniera subdola la pubblicità, purtroppo, sta alla base dei modelli che ispirano i nostri giovani e ragazze. Si lanciano dei messaggi che contribuiscono alla schiavitù al corpo: se non sei perfetto o abbastanza magro, se non rispondi ai canoni dettati dal consumismo, non sei a posti, non hai il diritto di stare all’interno della società. Oserei dire quanto di più diseducativo possa esistere”.

 

 

 

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