Anthony è in coma dopo una rapina: la sua è la storia di Napoli

04/01/2011 di Dipocheparole

Raggiunto da un colpo di arma da fuoco sparato da un poliziotto in borghese durante la rapina ad una tabaccheria: “Per noi qui c’è solo morte”, dice il nonno.

Anthony Fontanarosa è in ospedale, e lotta fra la vita e la morte nell’ospedale di Loreto Mare. La città è Napoli, e quale altra? Non siamo noi a dirlo, ma è il nonno, che, intervistato alle telecamere di una tv locale nel pomeriggio di oggi, emette la sua sentenza definitiva sulla vita dei giovani – e dei vecchi – nel meridione: “Per noi, qui, c’è solo morte”. Ma per capire la sua frustrazione bisogna capire cosa è successo al nipote. La sua storia. Il suo agire. Il perchè delle sue azioni. O almeno, bisogna provarci. Anthony Fontanarosa, dicevamo, lotta per vivere su un letto di ospedale, insieme ad un suo amico: una ferita di arma da fuoco, sparatagli da un poliziotto in borghese, lo ha colpito appena meno di quanto fosse necessario per ucciderlo. Lui, in fondo, stava solo cercando lo scippo facile in una tabaccheria.

PICCOLE RAPINE – La dinamica della vicenda è su tutti i giornali di questa mattina.

La sparatoria è avvenuta in piano centro ieri sera a Napoli. Due ragazzi hanno fatto irruzione in una tabaccheria di via Cirillo, a pochi passi da Duomo, per compiere una rapina, ma sono stati feriti da un poliziotto fuori servizio. Uno dei due, che compirà 18 anni tra un mese, è in fin di vita. I due rapinatori hanno tentato di portar via l’incasso della giornata, spianando una pistola. Quando uno dei due ha sparato al rottweiler del proprietario della tabaccheria, che si trovava all’interno del negozio, un poliziotto fuori servizio, anch’egli all’interno dell’esercizio commerciale, ha aperto anche lui il fuoco, e ha esploso alcuni colpi di pistola ferendo i due rapinatori. Entrambi sono attualmente ricoverati in sala di rianimazione presso l’ospedale Loreto Mare.

Così la stretta cronaca dei fatti. Ma dietro le vicende, la vita delle persone pulsa di una storia personale che, se ricostruita, ci aiuta a capire – forse – il perchè delle azioni. O, semplicemente, di provare compassione. La storia di Anthony non è stata facile. La sua vita, prima di essere messa in pericolo da una pistola, forse, era stata già distrutta da eventi di cui non aveva ne la responsabilità né il controllo.

Suo padre è morto ammazzato durante una rapina nel ’99. Suo fratello, l’ha ucciso la camorra.

FONTANAROSA – Più precise le agenzie, quando si tratta di raccontare la storia dei componenti della famiglia Fontanarosa.

Il padre, il 5 gennaio del ’99 fu ucciso da un carabiniere mentre stava cercando di rapinare un ufficio postale a Secondigliano, quartiere periferico a nord di Napoli. Ma non e’ finita: il fratello maggiore di Antony, Ciro, che all’epoca aveva 17 anni, fu ucciso a colpi di pistola dai sicari del clan Bosti, attivo nel centro storico di Napoli. Ettore Bosti, figlio del potente boss Patrizio decise l’eliminazione di Ciro perche’ aveva rifiutato di affiliarsi al suo clan. Ma Ciro aveva altre idee: rapinatore di professione voleva restare in proprio e non soggiacere alle direttive di un clan seppur potente come quello dei Bosti.

Brutta la vita quando le vicende del Sud d’Italia iniziano a corrispondere ad un certo stereotipo di criminalità comune e miseria quotidiana. Il nonno di Anthony è costernato: ha perso un figlio, un nipote e ora teme di perderne un terzo. La strada, la vita di ogni giorno nei viali di Napoli, glieli hanno portati via.

‘Sara’ stato coinvolto da qualcuno, trascinato da cattive compagnie perche’ mio nipote, nonostante i suoi diciassettenne anni, ha sempre lavorato. Il mio Anthony e’ stato raggiunto da un colpo alla testa senza che abbia avuto la possibilita’ di difendersi’. E’ il commento amaro di Ciro Fontanarosa nonno del ragazzo in coma al Loreto Mare dopo essere stato colpito da un poliziotto fuori servizio durante un tentativo di rapina in una tabaccheria in via Cirillo. (…) ‘Mio nipote ha sempre lavorato. In pizzeria come cameriere, in un bar come garzone e poi ha fatto anche l’ambulante. Ha venduto calzini, biancheria intima. Non so perche’ sia successo tutto questo ma la famiglia e’ senza pace’. Ciro Fontanarosa chiede soltanto che venga fatta luce sulla dinamica dell’omicidio: ‘Non metto in dubbio che mio nipote abbia sbagliato ma so che gli hanno sparato alle spalle e chiedo quindi che venga fuori la verita”. Nei due minuti e mezzo il nonno di Anthony racconta il passato tragico della famiglia, un destino segnato da tre morti: ‘Prima ho perso mio figlio, poi il fratello maggiore di Anthony, il primogenito che portava il mio stesso nome, un anno e mezzo fa adesso mio nipote e’ in coma. In questa citta’. Per gente come noi, non c’e’ piu’ speranza. Si muore e basta’

NON C’E’ VITA – Per i Fontanarosa, dice il nonno, c’è solo morte a Napoli. Morte, abbandono, solitudine: dalle due parti della pistola. Ne è convinto il tabaccaio rapinato in via Cirillo, salvato dal provvidenziale intervento del poliziotto in borghese. C’è qualcosa che, se affrontato, potrà essere risolto: le difficoltà del capoluogo vesuviano con la gestione dei suoi rifiuti. Ma eliminato il problema più immediato, ritorneranno a galla tutti gli altri problemi che Napoli non ha mai risolto.

‘L’immondizia l’hanno tolta, ma la criminalita’ non riusciranno mai a estirparla’. Parla con rassegnazione Mario Aliperto, l’anziano titolare, insieme al figlio Raffaele, della tabaccheria di Napoli dove ieri sera si e’ consumato un tentativo di furto finito nel sangue, con il ferimento dei due baby-rapinatori da parte di un poliziotto fuori servizio che era nel negozio. (…) All’interno del negozio si cerca di andare avanti. Molti clienti entrano e chiedono delle condizioni del cane, Nancy, il rottweiler che ha difeso i titolari ed e’ stato colpito da una pallottola, rimanendo ferito. ‘L’abbiamo presa alcuni anni fa per difenderci – racconta Raffaele Aliperti, che mostra la porticina che da dietro il bancone da’ al cane l’accesso al negozio – e infatti gia’ ha sventato molte rapine. Ieri sera sono riuscito ad aprire la porta, ma le hanno sparato dall’alto’. ‘La maggior parte dei rapinatori sono ragazzini, entrano a volto scoperto con la pistola in pugno’, racconta il tabaccaio che e’ quasi abituato alle rapine, visto che gia’ piu’ volte e’ stato nel mirino all’orario di chiusura per gli incassi del lotto. Purtroppo la zona e’ abbandonata – spiega – io sono qui da trent’anni e non c’e’ mai stato un miglioramento’. ‘Anzi – racconta Luigi, il titolare di un mini market poco piu’ avanti – negli ultimi tre-quattro anni la situazione e’ peggiorata, anche noi abbiamo subito diverse rapine e i ladri sono sempre piu’ giovani’. La sensazione di insicurezza tra via Cirillo e via Carbonara e’ forte: ‘Le volanti della polizia passano veloci, non sentiamo la vicinanza dello stato. Un paio di volte abbiamo chiamato i carabinieri e sono subito accorsi, ma dopo le 19 la strada e’ deserta, siamo facile bersaglio dei rapinatori’, conferma Luigi. L’alba e il tramonto sono i due momenti di pericolo in via Cirillo: ‘Fanno le rapine anche al mattino presto – spiega con rabbia una donna che abita in zona – l’altro giorno alle sei e mezzo hanno scippato una ragazza. Prendono di mira i commercianti e la gente onesta che si sveglia all’alba per andare a lavorare’. Per questo si sente molto esposto Nicola, il titolare di una pizzeria a pochi metri dalla tabaccheria rapinata: ‘Sono qui da giugno – racconta – e dopo due mesi mi hanno gia’ rapinato. Da allora vengo a lavorare con terrore e la sera, dopo le otto, chiudo la porta a chiave, faccio entrare i clienti dopo averli guardati bene, come fanno le gioiellerie’.

ABBANDONATI DALLO STATO – Come si può lavorare, contribuire alla crescita della propria comunità, costruire un futuro migliore, se si deve passare il proprio tempo a difendersi persino dai ragazzi del quartiere? Se le istituzioni stanno alla larga da te, invece di fornirti la sicurezza e la serenità che con le tue tasse dovresti essere sicuro di poter ricevere?

Nicola ha gia’ approntato l’impianto per una videocamera di sorveglianza, ‘ma ci vorrebbe la videosorveglianza del Comune, collegata con la questura’, auspica. Poco piu’ avanti ha aperto da circa un anno un hotel a 4 stelle, Palazzo Caracciolo, il direttore non c’e’ per spiegare il suo punto di vista sulla zona, ma il pizzaiolo racconta: ‘Ieri sera i tre uomini della sicurezza che sono sempre davanti all’albergo hanno chiuso il portone per evitare che i turisti uscissero e vedessero quello che stava accadendo’. Ora cambiera’ qualcosa? ‘Non credo – conclude il pizzaiolo – nel raggio di venti metri ci sono una sede del Pd e una del Pdl, ma nessuno e’ mai venuto a chiederci idee per il quartiere. E intanto io la sera sono costretto a chiudere alle dieci e mezza, mentre a Napoli si mangia la pizza fino a mezzanotte. Ma ho paura’.

La paura, a Napoli, ormai vince persino sulla pizza: questo dovrebbe già di per se essere indicativo della situazione. Ora, per nonno Ciro, l’unica cosa importante è che la vita riesca ad avere la meglio sulle armi che hanno colpito il suo Anthony.

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