I cartelli della droga stanno uccidendo il calcio colombiano

29/12/2010 di Teresa Scherillo

BORSONI ZEPPI DI CONTANTI – I legami tra il Santa Fe e il cartello di El Dorado sono cominciati ad emergere la scorsa primavera nelle relazioni tra informatori e agenti di polizia sotto copertura. Nel mese di giugno i pubblici ministeri hanno annunciato che era in corso una indagine penale sui proprietari di diversi team e uno di loro è stato poi arrestato a Buenos Aires con un passaporto guatemalteco falso. Un testimone ha raccontato agli inquirenti di aver visto personalmente il borsone imbottito di soldi in contanti consegnato consegnato direttamente ai dirigenti del Santa Fé. Nel mese di ottobre la polizia ha sequestrato 103 milioni di dollari e ancora altri 17 milioni in contanti trovati in diversi veicoli in sosta in tutta Bogotá. Il denaro, hanno detto i pubblici ministeri, doveva essere riciclato attraverso il club di Santa Fé.

GLI SPONSOR ABBANDONANO – Il giorno successivo, la birra Aguila il più grande sponsor della squadra, ha ritirato i suoi finanziamenti. Venne anche fuori che il revisore dei conti del club, che è stato ucciso a luglio dopo essere stato interrogato dai pubblici ministeri, era stato anche revisore dei conti per l’ex capo paramilitare Salvatore Mancuso, un partner di Escobar nel 1980. Organi di informazione hanno riferito che nel mese di novembre Julio Alberto Lozano, si sarebbe  consegnato alle autorità statunitensi a Miami, ma gli investigatori colombiani hanno detto che dopo quasi un mese non hanno ancora ricevuto la conferma della sua custodia. César Pastrana, il presidente del club, ha dichiarato “porte aperte” agli inquirenti, ma ha sottolineato che “nessuno è colpevole fino a prova contraria“. Il club ha avuto un passato travagliato. Uno dei suoi presidenti è stato ucciso a Bogotà nel 2002. Eduardo Luis Méndez, un avvocato penalista, ha rilevato la società nel 2003 e ha guidato il club fino al 2007 quando è stato estradato negli Stati Uniti per ostruzione della giustizia in un caso in cui egli ha agito come avvocato della difesa di un trafficante di droga.

O SI CAMBIA, O E’ FINITA – Il Congresso colombiano è a un passo dalla approvazione di un disegno di legge che renderebbe il finanziamento di squadre di calcio più trasparente, la creazione di incentivi per i club di calcio per diventare aziende private e che impone un obbligo per ogni club di segnalare le operazioni ad una unità speciale del ministero delle Finanze che indaga su reati finanziari e sul riciclaggio di denaro.”O si cambia il calcio o sarà tutto finito per noi“, ha detto Santos. “Non ho intenzione di permettere la scomparsa del calcio colombiano“.”Il calcio ha un sacco di finestre attraverso cui il denaro illegale può entrare“, ha detto l’avvocato generale Guillermo Mendoza. Un modo per riciclare il denaro attraverso il calcio è un club che compra un giocatore per, diciamo, 100.000 dollari, ma lo mette sui libri contabili a 1.000.000 di dollari. Si possono anche gonfiare gli stipendi e le vendite dei biglietti.

ADDIO AL TITOLO – Insomma, il governo è alla ricerca di una “salvezza” per il calcio colombiano. Ma per il Santa Fé il futuro resta incerto. Le attività di indagine stanno di nuovo mettendo a dura prova la squadra. “Tutto questo parlare di soldi della mafia nel club deve avere colpito i giocatori: è scoraggiante, e ha colpito i tifosi“, ha detto Climaco García, un negoziante vestito con una maglia di colore rosso vivo con i simboli della sua squadra, mentre lasciava lo stadio dopo un recente incontro del Santa Fé. “Ci sono state voci da anni, ma noi non volevamo crederci“. Il presidente del club dimessosi il mese scorso dopo un’altra sconfitta, sta progettando di vendere i suoi tre giocatori stranieri, tra cui il centrocampista argentino Omar Pérez. Senza sponsor e senza i soldi della droga per salvare il loro club, i tifosi delusi del Santa Fe devono rassegnarsi alla realtà che la possibilità di vincere un titolo del campionato colombiano sembra più lontana che mai.

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