Bari, Messina, Urbino: università da chiudere?

“Crederò che il governo sia impegnato a ridurre le spese quando Letta e Saccomanni si recheranno a Bari, Messina, Urbino e a spiegare che la chiusura di quelle tre università (in fondo alla classifica dell’Anvur) è nell’interesse dei loro figli”, scrive Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera. E gli fa eco qualche ora dopo il governatore della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, il quale scrive che “negli Stati Uniti anche un obamiano di ferro qualche tempo fa ha chiuso una cinquantina di scuole pubbliche scadenti. Si deve favorire un percorso di imitazione in senso qualitativo. Altrimenti la scadente qualità  continua ad essere tollerata se non perseguita per altri fini: baronie, posti di lavoro assistenziali che alla lunga peggiorano il sistema”, conclude il presidente d’Abruzzo.

Due uscite che per una volta hanno il pregio della chiarezza nello spiegare che c’è una visione, ben precisa e delineata, nella cosiddetta lotta agli sprechi: vince sempre chi la spara più grossa. Il parametro utilizzato da Giavazzi (la classifica Anvur) non è infatti quello che si dovrebbe usare se si vuole decidere di razionalizzare il numero delle università (come è giusto). Chiodi, poi, avrebbe tanto da fare – e tanto di cui parlare – sull’Abruzzo che davvero non si capisce cosa gliene cali del numero delle università italiane.

Di fondo, rimane comunque la sensazione che, tra gente che apre la bocca al puro proprio di dare fiato ai denti e difensori come quelli che si sono sentiti nelle agenzie di stampa, in questo paese se si cambia, lo si fa in peggio; e se si rimane così, si rischia di morire asfissiati. Peggio di così, potrebbe solo piovere.

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