Oltraggio alla bandiera nazionale: in Francia li puniscono, da noi governano

23/12/2010 di Luca Scialò

Si tratta del primo caso dal luglio 2010, da quando cioè è entrata in vigore una norma che punisce il vilipendio della bandiera tricolore francese con una multa fino a 1500 euro


Un uomo è stato condannato nel sud-est della Francia per aver spezzato l’asta di una bandiera francese, esposta nella hall di una Prefettura. Si tratta di un algerino, Abderramane Saidi, 26 anni, multato con 750 euro. Trattasi della prima condanna per vilipendio alla bandiera nazionale, dopo l’entrata in vigore del luglio scorso di una legge che prevede multe fino a 1500 euro.

IL MOTIVO DEL GESTO – Abderramane Saeedi, esasperato pare da ritardi burocratici della Prefettura (probabilmente per un rilascio di documenti), ha preso la bandiera francese sita nella hall della Prefettura ed ha spezzato il manico in due parti, scagliando i pezzi verso l’ufficiale che era dietro il bancone, senza però colpirlo. E’ stato poi bloccato da due poliziotti, che ha cercato di colpire. Questo ulteriore gesto ha peggiorato la sua posizione, poiché il Tribunale di Nizza ha condannato l’uomo a quattro mesi per resistenza all’arresto, con l’obbligo di completare una “cittadinanza in prova”.
Il suo avvocato, Federico Rossler, lo ha difeso affermando che il suo cliente era “fuori di testa” a causa del drammatico declino personale degli ultimi mesi, e l’inefficienza della prefettura di Alpes-Maritimes, dove lo stress, ritardi e scontri sono quotidiani.

LE DIFFERENZE CON IL NOSTRO PAESE – Nel nostro Paese esiste sì il reato di “vilipendio alla bandiera italiana”, il quale prevede anche la reclusione; ma nei fatti non è proprio così. O almeno non per tutti. Un esempio lampante è il caso dell’attuale Ministro delle Riforme Umberto Bossi, leader inossidabile della Lega: è stato condannato per il reato di vilipendio alla bandiera italiana per averla in più occasioni, il 26 luglio e il 14 settembre 1997, pubblicamente offesa usando, nella prima occasione la frase “Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo”; nel secondo caso, rivolto ad una signora che esponeva il tricolore: “Il tricolore lo metta al cesso, signora”, nonché di aver chiosato “Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore”.

Per la prima affermazione, Bossi è stato condannato il 23 maggio 2001 ad un anno e quattro mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena. Per il secondo evento si è ricorso alla Camera, nel gennaio 2002, che non ha concesso l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Bossi è ancora oggi un Ministro della Repubblica italiana. Ancora, un altro leghista, come l’algerino, è stato in passato condannato in via definitiva nel 2004 con una pena pecuniaria per resistenza a pubblico ufficiale per fatti risalenti al 1996. E oggi è perfino Ministro degli interni.

Share this article