“Vi spiego il vero pericolo dei bassi tassi di interesse”

I bassi tassi di interesse rimarranno ancora a lungo, ha annunciato la Banca centrale europea. Il fronte, di tendenza conservatrice, che si oppone ad una politica monetaria così lasca paventa il rischio della crescita dell’inflazione. In questo momento però è lo spettro della deflazione la vera minaccia per l’eurozona, che difficilmente si potrà riprendere con un sistema bancario in simili condizioni di difficoltà.

Traders Work On The Floor Of Exchange As Federal Reserve Ends Two Day Policy Meeting

TASSI BASSISSIMI – L’ultimo Consiglio direttivo della Bce ha mantenuto allo 0,5% il tasso di interesse, evitando un’ulteriore riduzione a causa dell’ostilità del cosiddetto Fronte del Nord. Le banche centrali dell’Europa settentrionale, guidate dalla Bundesbank di Weidmann, hanno esposto in modo netto la loro contrarietà ad un’ulteriore diminuzione dei tassi. Il consenso è stato trovato su un mantenimento del livello attuale, che potrebbe scendere in caso di peggioramento della congiuntura, anche per un lungo periodo. Il rappresentante tedesco nel Board della Bce, Jörg Asmussen, ha parlato di altri 12 mesi, ma è stato contestato. I banchieri centrali di Francoforte hanno volutamente evitato di fissare un arco temporale definito, anche perché, alla luce della congiuntura, è sempre più probabile che questa fase di bassi tassi durerà ancora  a lungo. Probabilmente anche alcuni anni, alla luce di significativi manifestazioni di rischio inflazionistico, per ora completamente assente.

NUOVA TEORIA – Alla fine degli anni settanta, l’epoca in cui la stagflazione, la combinazione tra recessione e inflazione, ovvero diminuzione del reddito e aumento dei prezzi, le banche centrali ed i principali governi occidentali imposero una svolta monetarista. Le politiche di maxi liquidità furono abbandonate per i guasti provocati con l’aumento dei prezzi durante le fasi di flessione congiunturale. Ora queste politiche sono ritornate dopo la lunga contrazione che ha colpito l’economia mondiale, ma chi le avversa, di solito economisti e politici conservatori, notano come l’inflazione abbia assunto una nuova dimensione. Dal tradizionale aumento dei prezzi dei beni di consumo si è passati all’incremento dei titoli, come le azioni. Le bolle in Borsa sarebbero la nuova manifestazione, una posizione che però contraddice l’evidenza, visto che i mercati finanziari sono da sempre caratterizzati da oscillazioni, come rimarca Wolfgang Münchau.

CONTRADDIZIONE MONETARIA – L’editorialista di Der Spiegel e Financial Times sottolinea però che se i tassi di interesse avessero il potere di accrescere in modo strutturale le azioni, ciò significherebbe che la politica monetaria riuscirebbe a far crescere l’economia come per magia. Ciò ovviamente non si è mai realizzato, come ha insegnato la stessa teoria monetarista. Gli interventi delle banche centrali possono avere un rilevante impatto, ma non possono causare l’inflazione azionaria spiegata da alcuni degli avversari della maxi liquidità. Il problema di questi anni, sottolinea Wolfgang Münchau, è che le bolle immobiliari, l’altro atto di accusa verso le politiche dei tassi di interesse troppo bassi, sono state causate da prestiti concessi in modo troppo generoso dagli istituti di credito. L’editorialista del Financial Times cita ad esempio i subprime loan degli Stati Uniti, o la copertura del 130% del valore dell’immobile dei mutui delle banche inglesi, prestiti che non solo coprivano l’acquisto della casa, ma anche quello della macchina dentro il garage.

SPETTRO GIAPPONESE – La vera minaccia dei bassi tassi di interesse è la loro inutilità, visto che avere un costo del denaro così ridotto è inutile se non stimola le banche a prestarsi soldi tra di loro. Una paralisi causata dall’eccesso di sofferenze accumulate nei bilanci degli istituti, che frena o blocca gli stimoli monetari impressi da Francoforte. Una situazione che ha vissuto negli scorsi anni il Giappone, bloccato dalle cosiddette zombie banche, istituti che non potevano essere fatti fallire, ma incapaci di svolgere il ruolo, rifornire di liquidità il sistema economico a causa della loro incapacità di prestare denaro. In caso di ripresa dell’economia a livello globale e di ritorno dell’eurocrisi, questo scenario diventa sempre più probabile. I margini di manovra della Bce sono però ridotti, perchè i tassi di interesse potranno essere abbassati solo a 0, quando scatta la trappola della liquidità. Ecco perchè, rimarca Wolfgang Münchau, chi si lamenta in questo momento dei bassi tassi di interesse associandoli al pericolo dell’inflazione dimostra di non capire nè la teoria economica, nè ciò che è successo negli ultimi anni.

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