Pronta al lancio l’app per tracciare il contagio in Italia: quel compromesso tra epidemia e privacy

Dall’inizio dell’epidemia da coronavirus, ci siamo posti sempre la stessa domanda. Sin da quando abbiamo saputo che in Corea del Sud le applicazioni digitali per tracciare il contagio hanno svolto un ruolo fondamentale nel rallentamento dello stesso. L’emergenza, con un tasso di mortalità finora certificato intorno al 10% e con un’età media dei decessi molto alta, giustifica la rinuncia alla privacy per le generazioni che sopravviveranno al coronavirus? È una domanda che sembra cinica, ma che nasconde un principio su cui si sono interrogati anche coloro che si sono messi in moto per sviluppare la prima app contagio Italia, quella che dovrebbe mappare la positività sul territorio, considerare contatti e spostamenti. E mettere a disposizione di tutti (a cominciare dall’autorità) questi dati.

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App contagio Italia, pronto il lancio di quella progettata da Aidr

Aidr (Associazione Italian Digital Revolution) nelle ultime ore ha annunciato di essere pronta a rendere disponibili sia in Google Play, sia nell’Apple Store, una applicazione che si chiama SOS Italia e che, appunto, ha il compito di tracciare il contagio. Stando a quanto riportato oggi dal Sole 24 Ore, l’applicazione sta per essere approvata dal governo che, nei giorni scorsi, aveva lanciato una call to action per tutte le aziende che operano nel digital e che avrebbero dovuto presentare dei progetti per mettere a disposizione il proprio know how per fronteggiare l’epidemia dal punto di vista delle tecnologie a disposizione.

Evidentemente il dilemma sulla privacy (vale la pena perderla per superare questa fase critica) è stato alla base della progettazione di questa app perché prevede due elementi fondamentali che puntano a cercare un compromesso con la riservatezza: il download su base volontaria (se non voglio farmi tracciare, basta non scaricare l’applicazione) e lo sganciamento del tracciamento dai sistemi di gps (con un metodo che si basa più che altro sullo stesso schema delle autocertificazioni).

App contagio Italia, come funziona

L’app contagio Italia dovrebbe funzionare così: la scarichi, inserisci i tuoi dati (nome, cognome, residenza e domicilio, corredati dal codice fiscale), ci si può autenticare tramite il profilo Spid (il Sistema Pubblico di Identità Digitale, già conosciuto a chi ha avuto a che fare con la pubblica amministrazione), ma anche attraverso il proprio profilo Facebook o Google. Poi si risponde a un questionario e i dati derivanti da questo stesso questionario verranno messi a disposizione di tutti gli iscritti per tracciare eventuali persone sintomatiche, positivi, persone in quarantena e così via. L’app prevede anche una parte relativa agli spostamenti, perché potranno essere certificati dalle forza dell’ordine attraverso un QR Code, escludendo – lo si ribadisce ancora una volta – un trattamento con il gps.

Ovviamente, il compromesso con la privacy va a discapito della correttezza sostanziale dei dati inseriti da ciascuno di noi, che si baseranno esclusivamente sul senso civico del cittadino che non dovrà fornire dichiarazioni mendaci e che dovrà essere il più ligio possibile nella compilazione del questionario sul suo stato di salute. Insomma, il modello coreano è lontano. La via di mezzo, però, rischia seriamente di non essere più di tanto d’aiuto allo scopo iniziale. Ma forse, per il momento, va bene così. Il coronavirus passerà, il tracciamento dei dati personali sarebbe rimasto nei database.

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